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Vanessa, l’autopsia conferma la "verità" del suo assassino

La giovane donna è morta per strangolamento e non aveva fatto uso di droghe

ENNA. Vanessa Scialfa, la ventenne strangolata dal fidanzato Francesco Lo Presti, è morta per «insufficienza cardiorespiratoria» insorta per «asfissia da strangolamento» e per l'ingestione di un «caustico», tra l'una e mezza e le tre del pomeriggio del 24 aprile. È stata strangolata e finita con un fazzoletto intriso di candeggina, proprio come confessato dall'assassino.
È stato depositato l'esito dell'autopsia eseguita sul corpo di Vanessa dai consulenti del pm Francesco Rio, i dottori Cataldo Raffino e Letizia Galtieri. Scrivono i medici nella loro consulenza di ritenere «compatibile la versione dei fatti per come esposti dall'indagato, circa l'aver strangolato la vittima con dei cavetti del dvd» e «l'aver applicato energicamente sul viso della Scialfa un fazzoletto imbevuto di candeggina».
Un delitto orribile, insomma, proprio come era emerso nell'immediatezza. «Pertanto, circa le modalità di azione delittuosa posta in essere da Lo Presti sulla vittima - scrivono ancora i medici legali - gli elementi di natura tecnica oggettiva accertati sul cadavere danno riscontro ai fatti per come esposti da Lo Presti». Nella relazione, infine, i consulenti confermano che le analisi hanno «escluso categoricamente» che Vanessa prima del delitto abbia fatto uso di alcun tipo di sostanza stupefacente.

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