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Ato rifiuti Enna, 14 legali per una causa

La società che si occupa della gestione dei rifiuti: avrebbe nominato ben 14 avvocati, uno per ogni causa, alla faccia della crisi finanziaria che ha colpito l'Ambito territoriale ennese oggi posto in liquidazione. Da qui è riesploso lo contro politico tutto interno al Pd

PALERMO. I lavoratori, da privati cittadini, hanno pensato bene di assumere un solo avvocato, del resto la causa di lavoro contro l'Ato «Enna Euno» era uguale per tutti e così potevano risparmiare. Diversamente ha fatto la società che si occupa della gestione dei rifiuti: avrebbe nominato ben 14 avvocati, uno per ogni causa, alla faccia della crisi finanziaria che ha colpito l'Ambito territoriale ennese oggi posto in liquidazione. E li avrebbe scelti - denuncia il comitato elettorale Crocetta presidente di Enna - secondo logiche di appartenenza politica.

Da qui è riesploso lo scontro politico tutto interno al Pd, che si era infiammato al momento della composizione delle liste: da una parte c'è lo storico dirigente Mirello Crisafulli, che sostiene la lista del Pd e in particolare il candidato Mario Alloro. Dall'altra parte c'è la lista del presidente, dove alla fine si è candidato il deputato uscente Elio Galvagno, che assieme all'altro uscente Salvatore Termine (che invece ha ritirato la sua candidatura) è ai ferri corti con Crisafulli.

Così è bastata una nuova scintilla, la nomina degli avvocati per una vertenza di lavoro, per far riesplodere la sfida tra le due aree dei democratici. «La controversia era unica - dicono dal comitato elettorale della lista Crocetta presidente - tanto che i lavoratori hanno scelto un unico avvocato ed effettivamente alla fine il tribunale ha unificato i procedimenti». Fra l'altro, scrive il comitato in una nota, «la stranezza è che i professionisti incaricati sembrerebbero avere un'appartenenza politica comune». I nomi dei legali forniti dal comitato sono destinati a fare discutere. Tra questi c'è Maria Greco, segretaria della sezione di Agira del Pd, poi c'è Danila Guarasci, sorella dell'assessore in carica della giunta comunale di Enna guidata da Paolo Garofalo, che sostiene Alloro, candidato di Crisafulli. E ancora Fabio Rampello, figlio di un dirigente della Cgil di Enna e parente di uno dei principali attivisti del comitato elettorale di Alloro. C'è pure Mario Lo Manto, ex consigliere comunale di Enna del Partito democratico.

Incarichi affidati da Giovanni Interlicchia, legale rappresentante e componente del collegio di liquidazione dell' Ato, che sarebbe vicino proprio a Crisafulli. «Ma non c'è nulla di anomalo - replica Interlicchia - purtroppo siamo in campagna elettorale e tutto viene interpreto secondo logiche diverse. Dovevamo costituirci e abbiamo nominato i 14 legali, magari alla fine le cause di lavoro andranno in chiusura transattiva e non si celebreranno. E comunque i compensi al di sotto del minimo tariffario e abbiamo pure revocato due incarichi perchè le cause erano previste il prossimo anno e c'era ancora tempo». Da una polemica all'altra, a Palermo scoppia un caso all'Ircac, l'Istituto regionale per il credito alla cooperazione.

Nel mirino una serie di atti legati alla riorganizzazione del personale che secondo i sindacati potrebbero favorire l'avanzamento di carriera di alcuni dei 62 dipendenti. «La gestione commissariale dell'Ircac - dice Antonello Cracolici del Pd - dovrebbe limitarsi all'ordinaria amministrazione: invece si stanno producendo atti e impegni, anche di spesa, che segnano il destino dell'ente e dei dipendenti. L' assessorato alle Attività produttive intervenga e verifichi immediatamente cosa sta accadendo». Elvira Morana della Cgil, invece, lancia un appello all'ex presidente della Regione, Raffaele Lombardo: «Ritiri il decreto con cui ha dato l'incarico al commissario ad acta allargando i poteri come se fosse un commissario straordinario». Ma il commissario ad acta dell'Ircac, Antonio Lo Castro, respinge al mittente l'accusa di gestione straordinaria: «Si tratta di un ordine di servizio del dirigente generale di cui ho solo preso visione, non è un mio atto».

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