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Molestie telefoniche a una commessa Leonforte, anziano sarà riprocessato

La Cassazione annulla la condanna.Torna in appello la vicenda del settantenne che perseguitava una ragazza

LEONFORTE. La Corte di Cassazione ha annullato la condanna a 2 anni e 1 mese di reclusione inflitta a Vittorio La Delfa, 70 anni, accusato di stalking, che avrebbe perseguitato per mesi una commessa ventitreenne. Il processo di appello si dovrà ripetere, ma secondo il difensore di La Delfa, l'avvocato Bruno Grimaldi del foro di Enna, la decisione della Cassazione segna un punto importante a favore del suo cliente. Le accuse risalgono al periodo tra il 2008 e il giugno 2009. L'avvocato Grimaldi, in Cassazione, ha puntato su due elementi, che, sostiene, ha evidenziato sin dall'inizio: fino al 25 febbraio 2009 - giorno in cui il Parlamento varò il reato di atti persecutori - l'accusa, tutt'al più, deve essere molestie telefoniche semplici, non stalking, perché il reato, semplicemente, non esisteva. E dall'entrata in vigore in poi, stando sempre all'assunto difensivo, ci sarebbe comunque un difetto di querela.

A La Delfa, in primo grado, il giudice monocratico del tribunale di Nicosia aveva inflitto 1 anno e 6 mesi. Poi la procura generale di Caltanissetta fece ricorso, così come fece la difesa, ma la Corte di Caltanissetta decise di accogliere il ricorso dell'organo requirente d'appello nisseno e aumentare la pena, portandola a venticinque mesi di reclusione. «Adesso la Cassazione ha annullato la sentenza con rinvio ad altra sezione - spiega l'avvocato Grimaldi -. Io ho sostenuto che il reato è perseguibile solo a querela di parte, e qui non c'era nessuna querela. I supremi giudici hanno accolto il nostro ricorso». Fonti vicine alla giovane vittima, che si è costituita parte civile al procedimento, con l'avvocato Gianfranco D'Alessandro, sottolineano invece che la denuncia c'era ed è agli atti del procedimento, ma la difesa dell'imputato contesta che è stata presentata a carico di ignoti: trattandosi di un caso di molestie telefoniche e poi stalking, sostengono fonti vicine alla ragazza, la vittima non poteva sapere chi fosse l'autore delle telefonate anonime. Secondo la parte civile, in sostanza, la Cassazione ha rimesso ai giudici di secondo grado per una valutazione di merito sulla denuncia presentata. Quanto alla differenziazione dei reati prima e dopo l'introduzione della disciplina dello stalking, per la parte civile sarebbe già stata fatta dai giudici d'appello.

Il caso venne fuori nel giugno 2009. Le avance alla giovane non sarebbero mai trascese in tentativi di approccio fisico. Il presunto persecutore, chiaramente, conosceva la vittima, di cui era riuscito a procurarsi il numero di telefonino, ma non ha mai avuto condotte violente: solo allusioni, battute a doppio senso, apprezzamenti vari e tante telefonate. Abbastanza per convincere la ragazza, stufa di dover sopportare ancora - e spaventata dal rischio che succedesse qualcosa di irreparabile - a sporgere denuncia.

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