Omicidio Cammarata, deciderà la cassazione

ENNA. Dovrà arrivare da Roma la verità sull'omicidio di Giuseppe Cammarata, imprenditore di Enna bassa morto l'8 maggio 1989, "inghiottito - come si dice in questi casi - dalla lupara bianca". Per il delitto, i giudici di Caltanissetta hanno condannato all'ergastolo in appello due boss: Gaetano Leonardo di Enna detto "Tano 'u liuni" e Giuseppe Piddu Madonia di Caltanissetta.
Adesso l'avvocato Antonio Impellizzeri, che difende Leonardo e Madonia, quest'ultimo assieme all'avvocato Francesco Sinatra, ha fatto ricorso in Cassazione. Cammarata era ritenuto dai pentiti un appartenente alla mafia ennese anni '80. E sparì nel nulla la notte tra l'otto e il nove maggio del 1989. Secondo i collaboratori di giustizia, sarebbe stato ucciso perché avrebbe partecipato a una congiura fallita contro il boss Giuseppe "Piddu" Madonia, condannato anch'egli all'ergastolo, ritenuto fra i mandanti del delitto. Cammarata poi avrebbe anche pagato il fatto che, all'interno di Cosa Nostra, sarebbe stato un gradino sopra a Leonardo, che non l'avrebbe tollerato. Da qui, secondo i collaboratori di giustizia, il movente del delitto.
Una scalata al potere di Leonardo, insomma, che costò la vita a Cammarata. Le sue ambizioni giovanili, dunque, ora potrebbero costare care pure al boss, che per i paradossi della legislazione penale italiana potrebbe lasciare il carcere entro pochi anni, nonostante una pesante condanna a 17 anni di galera in appello per otto estorsioni presa solo un anno fa in appello (va in Cassazione anche questa a gennaio). Per lo sconto della continuazione, presto esaurirà il massimo della carcerazione prevista, a meno che, per l'appunto, non sia condannato all'ergastolo. Se fosse confermato, significherebbe carcere a vita..


J.TR.