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Verifiche fisse e una banca dati: così si combatte la mafia

Operativo il protocollo d'intesa tra prefettura, Reti Ferroviarie Italiane e Confindustria

ENNA. Costanti verifiche antimafia e una banca dati delle imprese appaltatrici a disposizione delle forze dell'ordine. E gli imprenditori che non denunciassero tentativi di infiltrazione della criminalità rischierebbero la rescissione dei contratti.

Sono alcuni effetti del protocollo d'intesa fra la Prefettura, Reti Ferroviarie Italiane e Confindustria, siglato ieri mattina per gestire all'insegna della legalità gli appalti da oltre 300 milioni di euro che interesseranno il cuore della Sicilia nel ramo delle ferrovie, per la tratta Catania-Palermo.

Il protocollo d'intesa è stato sottoscritto dal direttore territoriale delle ferrovie Andrea Cucinotta, dal prefetto Clara Minerva e dal presidente di Confindustria Sicilia Antonello Montante, alla presenza, fra gli altri, del presidente di Rfi Dario Lo Bosco.

C'era il comandante della Dia di Caltanissetta Gaetano Scilla, il procuratore di Nicosia Fabio Scavone, il sostituto procuratore Paola D'Ambrosio, il questore Ferdinando Guarino, il comandante dei carabinieri Baldassare Daidone, il comandante della Guardia di Finanza Giovanni Carlo Liistro, il dirigente dell'Ispettorato del Lavoro Enrico Patrinicola e vari amministratori locali.

Il prefetto ha ricordato che la «Sicilia è terra di antimafia, oltre che, purtroppo, di mafia, e in quest'ottica la provincia di Enna non va sottovalutata». «Sappiamo che quando la provincia è stata interessata da grossi appalti - ha sottolineato la Minerva - anche l'interesse della criminalità è stato forte». Poi ha sottolineato l'importanza del protocollo e del sistema sanzionatorio nei confronti delle imprese che non si adeguassero ai codici etici e alla legalità negli appalti.

Il presidente di Rfi Lo Bosco ha sottolineato l'importanza di questi lavori contro la disoccupazione, ma anche per migliorare il sistema dei trasporti in Sicilia, sulla tratta Palermo-Catania. E ha ricordato il ruolo avuto da Confindustria, perché inizialmente Enna e Caltanissetta erano state escluse dalla tratta, di averne riparlato proprio a Caltanissetta con Montante e che «adesso sono comprese in un piano per l'integrazione modale gomma-ferro». «Mi da fastidio - ha raccontato Cucinotta - quando un imprenditore viene a chiedermi di non porre il totale dell'appalto nei cartelloni, per timore che si faccia un certo conto (il 2 per cento del pizzo che chiede la mafia, ndr.). Anche noi vogliamo combattere la mafia, come gli uomini in divisa qui presenti, ma con i nostri strumenti».

Montante, dal canto suo, ha ribaltato il concetto, sottolineando il valore del codice etico e dell'azione di Confindustria Sicilia non «contro la mafia, ma in favore degli imprenditori». «Con il piano di Rfi qui le vere imprese potranno vivere a lungo, il Pil potrà crescere e si può creare un indotto», ha concluso.

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