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Un’emergenza dopo l’altra a Piazza Armerina: libici fuggiti, caso da risolvere

Le convenzioni con i centri stanno per scadere ma ancora non c’è un piano. Vertice in Prefettura per trovare soluzioni

PIAZZA ARMERINA. Senza un'«exit strategy» la situazione per i 110 immigrati dell'emergenza Nord Africa, tutti cittadini africani richiedenti asilo politico dopo la crisi libica di oltre un anno fa e ospiti dei centri di accoglienza, non ha uscita. Si è concluso con un nulla di fatto il vertice alla Prefettura di Enna, voluto con insistenza dai titolari dei centri per trovare una soluzione che accompagni con più gradualità la fuoriuscita dalle strutture degli immigrati, soprattutto di donne e bambini riuniti in nuclei familiari. Anche ieri pomeriggio i responsabili delle cinque comunità di accoglienza, tre della città dei mosaici, una di Aidone e una di Pergusa, hanno voluto incontrare il sindaco Carmelo Nigrelli per fare il punto della situazione e trovare soluzioni condivise. Anche per rispondere con una sola voce alle tante richieste e agli interrogativi che arrivano dagli immigrati a pochi giorni dalla scadenza del periodo di accoglienza. Tra le ipotesi quella di favorire un graduale trasferimento degli immigrati verso aree metropolitane europee con maggiori prospettive occupazionali e in cui potrebbero essere presenti anche dei parenti. I titolari delle strutture sono fortemente preoccupati, ma anche delusi per essersi trovati a gestire la situazione senza riferimenti concreti. La convenzione con la Protezione civile della Regione Siciliana per la loro accoglienza scade il 31 dicembre. Dal primo gennaio i fondi per pagare le rette giornaliere non ci saranno più e gli immigrati dovrebbero lasciare i centri. Alcuni immigrati sono composti in nuclei familiari, non hanno altri punti di riferimento sul territorio, cosa ne sarà di loro dopo il 31 dicembre? Una situazione di incertezza che «potrebbe provocare dimostrazioni e tafferugli all'interno delle stesse strutture», ma anche tensioni sociali tra la popolazione, come riferito dagli centri. E come sottolineato dallo stesso vescovo Michele Pennisi che ha sottolineato come «oltre a un problema di carattere sociale si tratti anche di un problema di ordine pubblico». «Di certo non si possono buttare fuori dalle strutture dall'oggi al domani», dice monsignor Pennisi. E intanto si spera in una proroga della stessa convenzione per i prossimi mesi. Solo a Piazza sono ospitati circa 75 immigrati, suddivisi in tre strutture: 28 all'Ostello del Borgo, 40 al Park Hotel Paradiso e 7 all'agriturismo Camemi. Più della metà godono della protezione umanitaria e sono in possesso di un permesso di soggiorno di durata annuale, mentre gli altri sono ricorrenti e alcuni sono in attesa di risposta da parte delle competenti commissioni territoriali. E tra questi ci sono ben 7 nuclei familiari composti da 21 persone, 7 uomini, 7 donne e altrettanti bambini.

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