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Dall’Habitus alla Giudice, quel bel sogno in parte svanito

Il consorzio di aziende fatturava circa 70 miliardi delle vecchie lire e dava lavoro a circa 350 persone, 500 con l’indotto

ENNA. Doveva rappresentate l'ambasciatore del "Made in Enna" e del suo sistema economico nel mondo, con l'apertura di Show Room da Piccadilly street a Londra fino a Madison Avenue di New York. Ma invece questo sogno, oggetto anche di studio nella fase di Start Up da parte di numerosi economisti, si è sciolto negli anni come la neve al sole e la crisi della Giudice Spa ora ne rappresenta l'ultimo atto. Si tratta dell’ ormai «seppellito» Polo tessile di Valguarnera battezzato «Tessitalia» il 2 dicembre del 2000 in pompa magna dal sindaco di allora Pippo Gallo e che raggruppava numerose aziende tessili locali con un fatturato di circa 70 miliardi delle vecchie lire, che davano lavoro a circa 350 persone, arrivando ad oltre 500 con l'indotto ma con l'ambizioso progetto di raddoppiare entro pochi anni questi numeri.
Del polo tessile di Valguarnera facevano parte l'Isca, la Giudice, Domenico Scribano, la Gregory e Plastorn con le prime due che erano le più grandi in termini di occupati. Le numerose crisi economiche sempre più globalizzate e la concorrenza sfrenata della «tigre asiatica» in particolare cinese hanno fatto svanire questo sogno. Via via hanno chiuso dapprima nel 2001 la Dalcos che però non faceva parte del consorzio e successivamente nel 2007 la Habitus ex Isca, decretando la morte del consorzio. Le altre sono rimaste in attività, ma tranne che per il gruppo Giudice che da lavoro a circa 120 persone, le altre sono a conduzione pressochè familiare, con pochi dipendenti. Oggi la crisi colpito anche il gruppo Giudice. Le notizie di questi giorni dicono che anche questa sta avendo problemi per rimanere sul mercato. Ma la speranza è l'ultima a morire tanto che si parla non di chiusura ma di contratti di solidarietà per i dipendenti. Una flebile speranza in un momento in cui gli indicatori economici dicono che anche per il 2013 l'economia in Italia non ripartirà ed aumenterà la disoccupazione. Ma c'è da dire che se è vero che la crisi mondiale è stata determinante per la chiusura di alcune aziende mettendole fuori mercato perchè npn concorrenziali sui prezzi, c'è anche da dire che il mea culpa lo devono recitare anche gli stessi operatori del settore con una cultura imprenditoriale troppo "provinciale" ragionando ancora oggi non da imprenditori ma da "padroni". Tanto per fare un esempio: nel 2000 dovette arrivare a Valguarnera addirittura Sergio Cofferati allora segretario generale della Cgil, per risolvere uno, definito poi, «spiacevole equivoco»: una ragazza era stata licenziata proprio in una azienda tessile sol perchè aveva preso la tessera del sindacato. E negli anni non è che i rapporti siano migliorati. Episodi che anziché rasserenare e creare uno «spirito di squadra» tra impresa e lavoratori, acuisce il cosiddetto conflitto sociale che non giovano certo alla vita dell'azienda. Sta di fatto però che quello che per Valguarnera sino alla metà al 2005 rappresentava una speranza di riscatto economico si è trasformata invece in una cocente delusione lasciando come unica alternativa a tante persone quello della ripresa dell'emigrazione.

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