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Sequestro parco eolico, i braccianti: «Ora possiamo tornare a lavorare»

La Procura ha messo i sigilli alle «torri». Gli agricoltori: siamo più sereni. Ma l’azienda ha già annunciato ricorso

NICOSIA. Ad una settimana dal sequestro probatorio del parco eolico Giunchetto per irregolarità che vanno dall’inquinamento acustico a varie difformità, arrivano le prime reazioni. E mentre la società attraverso i suoi legali si prepara a presentare ricorso al Riesame gli 8 titolari di aziende agricole della zona, che si erano rivolti alla magistratura presentando un esposto, commentano soddisfatti: “siamo ritornati in campagna”. I 35 aerogeneratori della fattoria del vento che si snoda nei territori di Leonforte, Nicosia e Nissoria sono stati silenziati venerdì scorso su disposizione del Gip Stefano Zammuto che ha accolto la richiesta del procuratore capo Fabio Scavone, avanzata per una serie di reati ambientali legati alla sistemazione idraulica, a difformità legate alla realizzazione dell’impianto, al mancato rispetto delle distanze, alla mancanza, per una stradella di collegamento tra due torri, di concessione edilizia. Reati che la Procura contesta a tre dei quattro indagati Antonio A., Carlo D., Saverio B., rispettivamente legale rappresentante della Aerochetto Srl, i primi due, e della Cedelt Spa, che eseguì i lavori. La Aerochetto invece è la ditta titolare del progetto di realizzazione della fattoria del vento che entrò in funzione a settembre del 2010. Il quarto indagato Corrado B., assieme a Carlo D., è accusato di avere collocato tre torri in siti diversi da quelli progettuali e provocato inquinamento acustico. Il progetto del parco eolico fu avviato nel 2001 e nel 2010 l’Aerochetto Srl cedette il 51% a “Maestrale Green Energy”, filiale italiana di Theolia, e il 39% venne acquisito dalla svizzera Repower. Gli otto residenti nella zona iniziarono a denunciare a giugno del 2011, dopo 9 mesi dall’entrata in funzione dell’impianto e dopo che la loro qualità della vita era stata fortemente turbata. “I miei clienti hanno ritrovato la serenità – spiega l’avvocato Lucia Fascetto che difende la posizione di due proprietari di terreni e di una affittuario – perché la loro vita era condizionata da un rumore di sottofondo continuo che impediva di sentire qualunque cosa, anche gli animali delle stesse fattorie”. Sono allevatori anche gli altri cinque che hanno denunciato e che assieme ai loro legali, gli avvocati Angela Anello, Anna Maria Gemellaro e Antonio Mangiacapra spiegano di essere contenti perché un primo passo è stato fatto e perché la magistratura ha dimostrato grande attenzione. Non è dello stesso avviso l’avvocato Salvatore Timpanaro che per conto di due indagati sta lavorando al ricorso che verrò presentato al Riesame di Enna.

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