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Ex maxiprocesso a Cosa nostra: slitta a settembre la riapertura

Era previsto in questi giorni ma i difensori hanno aderito all’astensione dalle udienze

ENNA. Il numero di imputati si è ridotto a tre. Ma slitta a settembre la riapertura dell’ormai ex maxiprocesso a Cosa Nostra di Enna, Caltagirone, Riesi e Messina, che vedeva alla sbarra inizialmente più di dieci imputati. Il processo è tornato dalla Cassazione, che ha annullato con rinvio la sentenza della Corte d’Appello di Caltanissetta, per giudicare nuovamente su un’ipotesi di concorso esterno in associazione mafiosa e ridurre due condanne per estorsione, che sarebbero errate secondo la Suprema Corte. Il processo si sarebbe dovuto aprire in questi giorni dinanzi ai giudici della prima sezione della Corte d’Appello nissena, ma i difensori hanno aderito all’astensione dalle udienze indetta dall’Oua, l’organismo unitario dell’avvocatura; e così tutto è slittato a metà settembre. Si dovrà dunque ripetere daccapo il processo di secondo grado per Filippo Gangi, imprenditore edile, imputato per concorso esterno in associazione mafiosa. Gangi è stato assolto in primo grado, poi era stato condannato in appello, ma la sentenza è stata annullata con rinvio. Per la Cassazione i giudici dovranno ripetere il processo analizzando «tutte» le prove, sia quelle dell’accusa che quelle della difesa. Gangi è difeso dall’avvocato Giovanni Aricò, che ha ottenuto l’annullamento a Roma: i giudici d’appello non acconsentirono all’interrogatorio dei testimoni della difesa e questo, secondo la Cassazione, non è possibile quando l’accusa presenta nuove prove. In quel caso, scrivono i supremi giudici, un imputato ha tutto il diritto di chiedere prove a discolpa. Sono da ricalcolare, infine, le pene inflitte a Pietro Balsamo di Piazza Armerina e Sebastiano Gurgone di Valguarnera. Per la Cassazione, che ha accolto i ricorsi degli avvocati Sinuhe Curcuraci e Giuliano Dominici, le pene vanno ridotte. J.TR.

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