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Matrimoni facili a Enna, tratta di rumene per gli anziani: condannato

L’uomo, di origine giordana, guadagnava duecento euro per ogni ingresso in Italia, con destinazione finale Enna o Aidone. Nel traffico anche maschi destinati al lavoro nei campi

ENNA. Le giovani rumene venivano promesse in sposa a uno dei tanti anziani soli che vivono in provincia di Enna. I ragazzi provenienti dall'Est Europa erano destinati al lavoro nei campi. Per i giudici, tra il 2003 e il 2004, operò a Enna e Aidone un gruppo di procacciatori di "lavoro", o di "matrimoni facili", sulla tratta Bacau-Enna.
È passata in giudicato la condanna a 3 anni di reclusione, interamente condonati per l'indulto, a carico del rumeno Raed Al Wardat, originario della Giordania, che per l'accusa guadagnava duecento euro per ogni ingresso in Italia, con destinazione finale Enna o Aidone.
Già in precedenza erano stati condannati in primo grado altri due rumeni un ennese, che nel frattempo è morto. L'avvocato Gaetano Gugliara, difensore di Al Wardat, che ha adito la Suprema Corte, ha ottenuto la concessione dell'indulto, mentre i giudici di Roma hanno respinto il motivo principale del suo ricorso, ovvero la richiesta di nullità dell'intero processo, per un difetto di notifica.

I fatti, come detto, risalgono a dieci anni fa. All'epoca la Romania non faceva parte dell'Unione europea e i suoi cittadini erano considerati a tutti gli effetti, per la legge italiana, "extracomunitari". Ora la Cassazione ha reso definitiva la condanna per sfruttamento dell'immigrazione clandestina. Non si trattava di un'organizzazione che costringeva le persone a venire in Italia. I giovani - e così anche, secondo quanto è emerso dalle indagini del commissariato di Piazza Armerina, le ragazze - sarebbero stati perfettamente d'accordo, spinti dalla povertà o dal sogno di una vita migliore.
Secondo l'accusa, il gruppo avrebbe fatto arrivare in provincia di Enna "un numero imprecisato" di giovani donne dell'Est da far sposare a anziani soli o migranti da destinare al lavoro agricolo. In cinque avrebbero messo su un vero e proprio business, che sarebbe durato vari mesi. Secondo la tesi accusatoria, Raed, in concorso con due minorenni, avrebbero sollecitato l'invio di lavoratori, lavoratrici o di donne interessate a sposarsi in Italia, rivolgendosi ai suoi genitori, che vivendo in Romania avrebbero provveduto a contattare le persone. In provincia il terminale erano due ennesi, che avrebbero anche presentato le giovani gli anziani in cerca di una compagna. I componenti dell'associazione avrebbero percepito 200 euro per ogni lavoratore; e poi avrebbero provveduto a mandare parte dei soldi a Bacau.

 Agli atti del processo, l'accusa ha inserito anche le locandine pubblicitarie del viaggio "turistico" dalla Romania e la ricevuta di un trasferimento di denaro tra i due paesi che proverebbe il giro di denaro. Gli agenti del commissariato piazzeze, che hanno condotto l'indagine, hanno anche eseguito varie intercettazioni telefoniche e ambientali, che hanno confermato il quadro accusatorio.

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