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Scandalo patenti facili Sul processo l’ombra della prescrizione

Spetterà ai legali dei 9 imputati scegliere se acconsentire o meno al rinnovo degli atti: al contrario si riparte da zero

ENNA. Tre anni e mezzo di udienze già svolte rischiano di essere cancellate per il cambio dei giudici. Rischia di dover ripartire daccapo, mentre incombe la prescrizione, il processo sullo scandalo delle patenti facili, scoperto nel 2007 dalla squadra mobile. Fra dieci giorni ci sarà un rinvio per l'astensione dalle udienze proclamata dagli avvocati dell'Unione delle Camere penali. Sarà un rinvio con sospensione dei termini di prescrizione; ma il momento dell'estinzione dei reati, già di per sé tutt'altro che lontano, si avvicinerà all'udienza successiva, quando si dovrà entrare nel merito del cambio dei giudici e le lancette ricominceranno a correre. A maggio il presidente del Tribunale collegiale Elisabetta Mazza aveva rinviato a settembre per cambio dei giudici a latere. Allora si sapeva solo che sarebbero stati trasferiti i due giudici, ora il trasferimento è arrivato. Spetterà agli avvocati dei 9 imputati la scelta se acconsentire o meno alla rinnovazione degli atti. Basta un no - ed è molto probabile che arrivi, considerato l'approssimarsi della prescrizione - per cancellare tutte le udienze di un processo che si è aperto il 30 maggio del 2010. Intanto la prossima data è quella di mercoledì 18 settembre, nel pieno della protesta degli avvocati penalisti, proclamata per cinque giorni dal 16 al 20. Poi si dovrebbe ricominciare daccapo. In molti casi, se necessario richiamare i testimoni, le deposizioni potrebbero essere veloci: potrebbero limitarsi a confermare quanto già dichiarato in precedenza. Ma l'estinzione dei reati si avvicina, perché i fatti risalgono al 2005 e 2006. Secondo l'accusa, più di 5.000 persone, in quei due anni, hanno preso la patente a Enna. Erano tutti "bravissimi": il 94 per cento dei candidati è stato promosso, il dato più alto d'Italia. E tra di essi c'erano anche tanti immigrati cinesi, rumeni, albanesi, indiani, pakistani e marocchini. Pagavano fino a 1.600 euro in cambio di esami "ammorbiditi", attraverso presunte corruzioni. Furono 14 gli arrestati. Alcuni hanno patteggiato, altri sono stati prosciolti; altri ne sono usciti in vario modo. Il processo riguarda gli ultimi 9. È stato il penultimo scandalo del genere. Alcuni mesi fa ne è stato scoperto uno nuovo, ma la dinamica è diversa. Sono due storie, del 2007 e del 2013, contemporaneamente simili e differenti. Un comune denominatore, vendere "patenti facili" a persone che pagano bene. Differenti le dinamiche. Ieri la tecnica era la corruzione dei funzionari della Motorizzazione. Oggi i funzionari sarebbero stati raggirati con documenti falsi, da falsi esaminandi: "bravissimi" anche stavolta a rispondere ai quiz, irreprensibili alla guida, ma in realtà degli imbroglioni. Tant'è che cambiano anche le accuse: allora era associazione a delinquere finalizzata alla corruzione; oggi è associazione finalizzata alla truffa. La Motorizzazione è parte lesa. Nel 2005-2006 c'era un direttore della Motorizzazione che fu indagato per corruzione. Dopo di lui non accadde più. Alcuni esaminatori sono stati iscritti sul registro degli indagati, oggi, ma come atto dovuto, in attesa che si chiariscano i contorni del presunto raggiro ai loro danni.

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