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Al lavoro otto dipendenti di Nicosia Ad attenderli militari anti sommossa

All’amarezza per la soppressione degli uffici si è aggiunta ieri un’altra delusione. Denunce per i manifestanti

ENNA. La rabbia, per uno Stato che non ha ascoltato, la delusione e l'amarezza, di una soppressione vissuta come uno scippo, sono solo una parte dei sentimenti che turbano i nicosiani per la cancellazione della sede giudiziaria mentre sono centinaia i manifestanti denunciati a piede libero. Nella giornata di ieri, l'incredulità per l'accoglienza ricevuta dagli otto dipendenti dell'ex palazzo di giustizia di Nicosia che quando, poco prima delle otto, sono andati a prendere servizio nella nuova sede accorpante di Enna ad aspettarli c'erano il nucleo antisommossa dei carabinieri e il reparto mobile della polizia, all'interno del palazzo i vigili urbani di Enna.Uno schieramento di forze che non si era visto nemmeno nelle tante manifestazioni di piazza con migliaia di persone che nelle ultime settimane hanno continuato a protestare, a Nicosia, Enna, Mistretta e Santo Stefano di Camastra dove è stata bloccata la ferrovia, per chiedere una proroga che prolungasse la vita del Tribunale di Nicosia, presidio di legalità a cui la città era abituata da una storia lunga secoli.
"A Nicosia - spiega il professore Gioacchino Guidara, appassionato storico locale - il baiulo nell'epoca normanna, quindi parliamo dell'XI secolo, aveva attribuzioni giudiziarie, finanziarie, amministrative e di polizia". Funzioni queste che si stabilizzano col tempo. "Nel XVII secolo il Tribunale comprendeva il giudice criminale, il giudice civile, il giudice dell'appellazione e altre figure. Dopo la legge organica del 7 giugno 1819, a Nicosia, che era diventata sede di Distretto, il Tribunale comprendeva un giudice istruttore, un giudice regio, un giudice conciliatore. Nel 1862 diventa Tribunale del Regno d'Italia e poi della Repubblica italiana". Il 13 settembre del 2013 il suo ultimo giorno di attività decisa da una legge delega che riordina la geografia giudiziaria ma che piace a pochi. Per il futuro la speranza è nell'istituzione del Tribunale dei Nebrodi, ma nello stesso tempo la certezza che alcuni dei manifestanti avranno conseguenze legali per la loro protesta. La Questura di Messina, attraverso il Commissariato di Sant'Agata di Militello, ha deferito in stato di libertà poco meno di 200 persone per il blocco dei binari. Ci sarebbe anche un danno contestato da Trenitalia pari a mille euro per ogni minuto di ritardo causato dalla protesta che ha bloccato al stazione per almeno quattro ore. E le forze dell'ordine di Nicosia, carabinieri e polizia, hanno segnalato 135 persone che per due giorni hanno impedito il trasloco ad Enna di fascicoli e suppellettili che rimangono ancora nel palazzo nicosiano di via Senatore Romano. Ieri l'unica attività è stata quella del distacco delle linee di accesso alla rete ministeriale. Adesso si aspetta che venga effettuato il trasloco. 

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