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Enna, videocamera «spia» dei vicini, si ripete il caso: «Volete spiarci, togliete quella telecamera»

ENNA. «Volete spiarci, togliete quella telecamera». «Non è vero niente, serve solo come citofono». Una normale querelle tra vicini rischia di diventare un tormentone, al Palazzo di Giustizia, dove il Gup Elisabetta Mazza ha dovuto archiviare per «ne bis in idem» - il latinismo che prescrive come, in Italia, nessuno possa essere processato due volte per la stessa accusa - la denuncia presentata da due ennesi, residenti a due passi dal Castello di Lombardia, contro una coppia di vicini. Questi ultimi, Alessandro e Valentina, hanno già dovuto affrontare anni di processo, da cui sono usciti pienamente prosciolti in appello (dopo una condanna in primo grado, poi annullata), con l'accusa di «interferenza nella vita privata». Ora però la storia si ripete, diversi anni dopo la prima denuncia. Il motivo? Hanno cambiato la videocamera che usavano come citofono. E quella nuova, secondo i vicini, è più potente e sofisticata. In particolare, poi, ha una caratteristica "odiosa": è in grado di inquadrare anche la finestra della loro casa.


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