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Valguarnera, il Comune deve far cassa: vende l’asilo nido e l’ex scuola Agraria

VALGUARNERA. Tempi di vacche magre per molti Comuni siciliani. Anche l’amministrazione comunale di Valguarnera è costretta a fare cassa mettendo all’asta due suoi beni immobili. Sono strutture che il Comune ha deciso di vendere dopo che il consiglio comunale ha provveduto ad approvare il piano di alienazione. Si tratta della ex scuola Agraria, sita nella parte alta di via Sant’Elena, in contrada Montagna, e di un altro immobile adiacente che negli anni Ottanta doveva diventare un asilo nido. L’asta pubblica si svolgerà con offerte al rialzo, venerdì prossimo, il 20 dicembre, alle 11, nei locali del Comune. Per l’ex scuola Agraria, che ha una superficie totale di 290 metri quadrati, si partirà da 130 mila euro, mentre per l’asilo nido, che si estende su una superficie di 500 metri quadrati, l’importo di partenza è di 670 mila euro. Due strutture un tempo importanti e che purtroppo, per l’incuria delle varie amministrazioni succedutesi negli anni, non vennero mai sottoposte nel corso degli anni ad alcuna salvaguardia e manutenzione. Oggi sono ridotte a ruderi per via dei vandali. In particolare l’asilo nido che costituisce sicuramente una storia di ordinaria follia e un mirabile esempio delle tante incompiute valguarneresi. Concepito a fine anni ’70 e dato in appalto nel 1980, non ebbe mai la fortuna di entrare in funzione sebbene completo di tutto punto. Un iter eclatante il suo: i lavori iniziarono nel 1980 ma dopo qualche anno l’impresa appaltatrice fallì e l’opera fu ripresa dopo 10 anni con una nuova impresa ma con costi nel frattempo lievitati di molto. Quando nel ’91 sembrò tutto pronto per essere adibita alla sua funzione, si perse altro tempo per bandire i concorsi del personale. Ma nel frattempo ci pensarono i vandali a mettere tutto a soqquadro: infissi, sanitari, impianti, suppellettili e quant’altro vi era dentro. Rimasero solo le strutture murarie perché non asportabili. Nel tempo fu lasciata marcire. Anni fa alcune associazioni volevano rimetterla in sesto e gestirla in proprio, ma fu detto di no. Per quell’opera venne speso all’incirca un milardo di lire. Oggi, quel che resta è in vendita.

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