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I legali di Seminara chiedono la restituzione dei beni

ENNA. Un documentato dossier difensivo, contenente relazioni tecniche e resoconti patrimoniali, per dimostrare la provenienza, lecita, dei beni del presunto boss provinciale di Cosa Nostra Salvatore Seminara, imprenditore agricolo di 66 anni detto "zio Turi", confiscati su ordine del Tribunale di Enna. Lo hanno prodotto ieri mattina gli avvocati Silvano Domina e Giuseppe Scillia, difensori dell'anziano pastore, al procedimento, di fronte alla Corte di appello, chiamato a giudicare sulla confisca dei beni, per un valore stimato dall'accusa di circa 10 milioni di euro. L'avvocato Domina, da solo, poi assiste anche la moglie e un'amica di Seminara, coinvolte anch'esse dal provvedimento di confisca. Ieri mattina dunque si è aperta la procedura. La confisca fu ordinata l'anno scorso dal Tribunale di Enna.
E i difensori sono passati subito all'attacco del provvedimento, che per gli avvocati non terrebbe conto di vari redditi introitati dall'anziano nel corso degli anni, ma si limiterebbe a esaminare le singole situazioni, nei singoli anni, senza considerare il dato d'insieme (la somma totale). Inoltre non ci sarebbe, per la difesa, alcuna traccia di un presunto utilizzo di denaro sporco, tanto più che Seminara, nonostante l'indagine per associazione mafiosa, non è mai stato accusato di estorsione o altri "reati fine". Il valore dei beni è stato stimato dagli inquirenti per oltre 10 milioni, si diceva, ma in Tribunale è emersa una stima inferiore, al di sotto di 1 milione. La confisca è stata eseguita dalla Dia di Caltanissetta e dai carabinieri del comando provinciale di Enna. Sulla produzione documentale, poi, la Procura generale di appello si è riservata di presentare le sue argomentazioni entro la prossima udienza, in programma il 27 marzo.
Intanto emerge che quel giorno, il primo giovedì di primavera, sarà cruciale per il presunto boss: è stato fissato per questa data il processo di appello bis "Old One", fissato per lui e per il suo presunto braccio destro Gaetano Drago, con l'accusa di associazione mafiosa, dopo l'annullamento delle condanne in Cassazione, la scorsa estate, che ha portato alla scarcerazione di entrambi. Gli atti della Cassazione sono arrivati già da qualche settimana a Caltanissetta. Seminara è ritenuto dalla Dda un potente capomafia, in grado di comandare, su delega del boss del Calatino Ciccio La Rocca, anche su alcune zone interne del Catanese. Secondo la Cassazione, che ha accolto i ricorsi degli avvocati Francesco Azzolina e Giuseppe Gianzi, per Seminara, Egidio La Malfa, Enzo Trantino e Mirko La Martina, per Drago, la procedura seguita dai giudici di appello avrebbe leso il diritto di difesa, perché gli avvocati non hanno potuto ascoltare, senza filtro, tutte le intercettazioni che polizia e carabinieri hanno registrato nell'ambito dell'inchiesta antimafia "Old One". L'appello si ripete per questo.

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