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Enna, silenzio tra i banchi di scuola e il prof stava in silenzio

ENNA. C'è un clamoroso retroscena nella storia della ragazzina di 15 anni vittima di bullismo nella sua classe, in un istituto della zona nord dell'Ennese, per cui la Procura minorile di Caltanissetta ha chiesto il rinvio a giudizio di 12 suoi ex compagni, fra cui tre ragazze. Il vicepreside della scuola, emerge ora, sapeva e non ha denunciato. La notizia, anche se tecnicamente si è trattato di un semplice decreto penale di condanna a 200 euro di multa per omessa denuncia, per di più emesso quasi due anni fa, trapela solo oggi, a pochi giorni da quanto la storia è stata scoperta, in esclusiva dal Giornale di Sicilia, per l'apertura dell'udienza preliminare a carico di dodici studenti. Per due dei dodici, la settimana scorsa, è stata annullata la richiesta di rinvio a giudizio dal Gup, che ha ritrasmesso gli atti alla Procura minorile per compiere nuovi atti istruttori. Secondo l'imputazione per cui un insegnante ha ricevuto il decreto di condanna, in pratica, avrebbe compiuto più omissioni, in veste di "vicepreside e dunque di pubblico ufficiale", non denunciando "all'autorità giudiziaria, o altra autorità che a quella abbia l'obbligo di riferire", dei reati "di cui aveva avuto notizia nell'esercizio delle sue funzioni". Secondo il procuratore Fabio Scavone, che ha chiesto e ottenuto il decreto di condanna dal Gip di Nicosia - prima che questa sede fosse accorpata a Enna - il professore avrebbe saputo sia delle minacce che di un'aggressione subita dalla ragazzina. E nonostante tutto avrebbe taciuto. Secondo quanto denunciato, in pratica, la ragazzina - la cui famiglia, all'udienza preliminare a carico dei suoi compagni, è assistita dall'avvocato Silvano Domina - sarebbe stata picchiata, schernita, minacciata e presa in giro dai compagni di classe, tanto da decidere di cambiare scuola e anche città. Gli episodi di bullismo si sarebbero registrati al primo e al secondo anno delle superiori. Del caso non si possono riportare i nomi dei protagonisti, essendo tutti minorenni, né la cittadina. Citarlo, secondo fonti vicine agli indagati, consentirebbe alla gente di fare due più due e capire chi sono i ragazzi coinvolti. Per la vicenda il pm ha chiesto il rinvio a giudizio dei minorenni e il Gip Gabriella Tomai ha annullato la richiesta di rinvio a giudizio per due dei dodici, perché i due, difesi dall'avvocato Salvatore La Biunda, avevano chiesto un supplemento istruttorio - dopo aver ricevuto l'avviso di conclusione delle indagini - ma la Procura minorile non interrogò i due testimoni indicati dalla difesa, come invece, secondo il Gup, avrebbe dovuto. Secondo il racconto della ragazzina, i primi episodi risalgono al maggio del 2011 a opera di un coetaneo, che l'avrebbe minacciata con un coltello all'interno della classe; poi l'anno seguente un gruppetto di compagni e compagne l'avrebbe ripetutamente presa in giro, schernita, avrebbero preso a calci il suo zaino, le avrebbero sputato addosso e l'avrebbero insultata, dicendole «sei pazza, sei pazza». In un'occasione le avrebbero anche lanciato un banco addosso, facendole male all'addome e alle gambe e provocandole delle lesioni giudicate guaribili dai medici in 7 giorni.

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