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Vita da anziani a Piazza Armerina: se l’unica casa è l’ospizio

Per alcuni anziani costretti a stare a letto per motivi di salute l'impatto di un trasloco sarebbe ancora più grave da un punto di vista psicologico. Ed i disagi e le paure covano sotto l’apparente calma

PIAZZA ARMERINA. Raggiunti dai primi anticipati tepori primaverili, seduti sulle sedie del grande corridoio, le giornate sembrano tutte uguali per gli ospiti dell'istituto San Giuseppe. La crisi di liquidità della casa di riposo, i debiti ingenti verso il personale e i rischi di chiusura della struttura sembrano quasi non essere un loro problema. Ma i disagi e le paure covano sotto un'apparente calma quotidianità. Appoggiato con entrambe le mani sulla sua stampella, seduto accanto al distributore automatico del caffè, Salvatore, 65 anni, sguardo attento e un filo di rassegnazione al volto, da 17 anni vive all'interno dell'istituto assistenziale. Ne ha viste tante e ha vissuto le battaglie dei lavoratori condotte da quasi un decennio. «La situazione mi sembra stia andando a peggiorare, io da parte mia non intendo spostarmi da qua, meglio morire a casa mia che andare altrove, qui veniamo trattati come persone, siamo una grande famiglia, non ci è mai mancato nulla, questo rischio di chiusura della struttura lo viviamo male, con angoscia, cosa ci aspetterebbe in un altro istituto?», spiega.


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