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Chiesa al centro di contenzioso con lo Stato, Rischia di saltare il recupero di S. Francesco a Piazza

PIAZZA ARMERINA. La Diocesi ha pronti i fondi per il suo restauro, ma lo Stato non vuole restituirne la proprietà. Rischia di saltare così il recupero della chiesa di San Francesco d'Assisi, chiusa al culto dal lontano 1990 per inagibilità. La chiesa appartiene al Fondo Edifici di Culto, il contenitore nel quale sono finiti i beni requisiti dallo Stato al Vaticano nella seconda metà dell'ottocento. Servono 400 mila euro per rendere agibile la struttura e ottenerne la riapertura. Il Fondo statale, però, non ha soldi per rimettere a posto l'immobile e ha chiesto alla Curia di reperire i fondi necessari, scrivendo agli uffici diocesani, ma senza far cenno alcuno alla vera questione, quella legata alla proprietà della chiesa.
«La Diocesi è certa di reperire tali fondi solo se ha in proprietà il bene, predisponendo un progetto con il contributo certo del 50 per cento da parte della Cei, la conferenza episcopale italiana, e il restante 50 per cento da parte dell'ente proprietario (Diocesi o Parrocchia se fossero proprietari, ndr)», ha risposto l'amministrazione diocesana, scrivendo al Ministero dell'Interno. Ma di trasferire la proprietà alla Diocesi nelle carte ministeriali non si parla. Anzi, ci sarebbe il rischio concreto che l'edificio di culto possa finire in mano a privati. Tanto che la stessa Diocesi aveva già scritto in precedenza alla direzione centrale per l'amministrazione del Fondo per far presente che San Francesco d'Assisi «non può essere alienato per ridurlo ad uso profano perché legato al culto dell'Immacolata Concezione».
Per non parlare del fatto che l'annesso ex convento dei francescani ed un edificio di più recente costruzione, in pratica l'ex ospedale Chiello, sono stati qualche anno fa acquistati dalla Curia, in parte già restaurati e destinati a nuova sede della Diocesi, con l'episcopio del vescovo e gli appartamenti del clero. San Francesco d'Assisi, quindi, completerebbe quello che di fatto è il nuovo polo diocesano che si è creato nel cuore del quartiere Monte, nel quale si trovano a pochi metri di distanza cattedrale, museo diocesano, sede della diocesi e appartamento vescovile. L'ex vescovo Michele Pennisi aveva già chiesto al Ministero di concedere il passaggio della proprietà alla Chiesa locale. Ma le sue richieste sono finora cadute nel vuoto. Di recente il Ministero ha scritto agli uffici diocesani mettendo la Curia, di fatto, davanti ad un bivio: o reperite i fondi per la riapertura al culto (400 mila euro) o verrà valutata «ogni altra possibile soluzione». Insomma rimane ancora sullo sfondo il rischio che la chiesa possa finire in mano ai privati. La nomina del nuovo vescovo, monsignor Rosario Gisana, adesso, potrebbe ridare nuovo impulso a questo ennesimo capitolo dei difficili rapporti tra Stato e Chiesa con al centro il Fondo Edifici di Culto. «Non riusciamo a capire una cosa, una chiesa come quella di San Francesco è destinata a rimanere inagibile e di fatto sottratta al culto per decenni, cosa se ne fa lo Stato, meglio darne la proprietà alla Diocesi che si occuperà subito del suo restauro», spiega don Giuseppe Paci, responsabile del settore Beni culturali della Curia armerina.

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