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Pergusa, anziani maltrattati in casa di riposo: è l’ora della verità

Perizia sui testimoni chiave: tutti gli indagati hanno lasciato il carcere da tempo, ma i tempi dell’inchiesta alla casa di riposo Sant'Antonio potrebbero allungarsi

PERGUSA. Tutti gli indagati hanno già lasciato il carcere da tempo. Eppure potrebbero allungarsi ancora i tempi dell'inchiesta «Cara Lina», condotta dalla Guardia di Finanza sullo scandalo della gestione della casa di riposo per anziani Sant'Antonio Abate di Pergusa, al cui interno sarebbero stati commessi maltrattamenti e vari abbandoni di incapace. Il pm Marco Di Mauro ha chiesto e ottenuto dal Gip un incidente probatorio. Il giudice Luisa Maria Bruno, che cinque mesi fa ha firmato un'ordinanza di custodia cautelare, su richiesta dell'accusa - per poi ordinare le scarcerazioni non appena sono venute meno le esigenze cautelari - ha disposto, per martedì mattina, la procedura di inserimento di nuove prove nell'inchiesta. Un supplemento istruttorio: tecnicamente, sarà conferito incarico a un perito di valutare le condizioni mentali e la capacità di intendere e di volere di alcuni anziani interrogati in questi mesi. Non si conosce, comunque, quale sia il loro racconto. Sta di fatto che alcuni ospiti, mesi fa, hanno speso parole di elogio per i principali indagati dell'inchiesta, Paolo Luciano Tomaselli e Carmelo Murasò, rispettivamente titolare e dipendente della casa di riposo. I due erano stati arrestati il 14 ottobre dalle Fiamme Gialle, posti ai domiciliari a metà novembre e successivamente liberati, a gennaio, su richiesta dei difensori dei due, gli avvocati Gabriele Cantaro e Giovanni Avila. I legali non si sarebbero opposti alla richiesta di incidente probatorio. L'obiettivo sarebbe infatti offrire al giudice il maggior numero di elementi, che alla fine, secondo quanto spiegato mesi fa dall'avvocato Cantaro, faranno emergere l'innocenza dei due. Per questo gli avvocati hanno già chiesto al pm di interrogare, cosa che è avvenuta, numerosi fra anziani ospiti del centro, loro familiari e professionisti esterni alla struttura. La difesa dunque contesta ogni accusa, ma soprattutto i reati più gravi ipotizzati, ovvero i maltrattamenti ai danni degli anziani e l'abuso di farmaci sedanti allo scopo di farli stare tranquilli. All'interno della casa di riposo, si ricorda, i finanzieri hanno installato delle videocamere, in cerca di riscontri alle testimonianze di alcuni ex dipendenti, che avrebbero evidenziato una serie di presunti maltrattamenti ai danni degli ospiti. L'ipotesi investigativa contesta anche presunti casi di abbandono, come quello riguardante la signora Lina, che sarebbe morta tra atroci sofferenze all'interno del centro. Secondo la difesa degli indagati, la donna non sarebbe stata affatto lasciata morire, come testimonia il fatto che sarebbero stati chiamati vari medici, tra cui quello personale della signora, che avrebbero confermato di averla più volte visitata nei giorni che precedettero il decesso. Ma l'indagine, come detto, prosegue.

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