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Enna, autodromo: ora la gara è di resistenza

ENNA. Da tempo ad Enna ci sono due partiti «Autodromo si/Autodromo no». C'è anche chi è a favore dell'ipotesi estrema, smantellare completamente la struttura dopo averla defiinita un «ecomostro». Ma in tempi di spending review un minimo di analisi economica s'impone. Conviene smantellare di netto il circuito? «Tecnicamente ed economicamente è una follia». Lo dice a chiare lettere Antonio Alvano ingegnere apprezzatissimo ed ex sindaco ed ex vicepresidente della Provincia. Perchè? «Smantellare una tale struttura avrebbe costi enormi quasi inquantificabili. L'intero impianto è costruito con materiale speciale il cui smaltimento è costosissimo. Posso ipotizzare milioni di euro e tanti anche». Ma sarebbe un'operazione anche difficilissima da pianificare: «Infatti per ogni settore, chiamamolo così, necessita un percorso. Box, tribuna, asfalto ed altro ancora. Io però mi domando: smantellare per fare cosa? C'è qualcuno che ha un progetto e finanziamenti pronti per creare una attività alternative economicamente valide?». Bella domanda. Quando l'autodromo era in piena funzionalità rappresentava la prima e migliore cartolina internazionale della provincia e fors'anche di tutta la Sicilia. Ognu anno richiamava attorno all'anello centinaia dimigliaia di sportivi. Basti dire che la gara annunale di F2 vedeva attorno al lago oltre 80 mila spettatori con un movimento economico davvero notevole. E' anche vero che il settore oggi è in crisi in tutto il mondo. "Qwuesto non lo si può nascondere. Bisogna aprire ai privati e se non ci sono gli attuali amministratori di devono cercare. E bisogna andare alla ricerca di attività alternative alle sole gare". Alvano racconta la sua esperienza: «Ricordo il Ferrai Day. Allora c'era un gruppo di amministratori con in testa Nino Gagliano che aveva tutte le porte aperte. Pur nondimeno le difficoltà furono tante. Non dormivamo la notte perchè non sapevamo dove alloggiare l'intero parco Ferrari. Senza contare che ci aspettavamo un'invasione. Ma fu una bellissima festa, l'ultima». Tanto è vero che allora le presenze arrivarono a superare la soglia delle 300 mila unità, oltre 10 volte l'intera popolazione cittadina. E riguardo la crisi del settore Alvano ha una sua teoria: «Non si può e non si deve soccombere mai davanti le difficoltà. Posto che non conviene a nessuno smobilitare il circuito, chi di competenza provi a disegnare un percorso per ridare una Pergusa viva e vitale alla comunità». Insomma l'ex sindaco pone una sfida davvero interessante. Anche chiudendo l'ente non conviene eliminare la struttura. Bando quindi ai proclami che sanno più di spot che di altro. Sono necessari progetti credibili con piani industriali alla mano. Questo vuol dire non avere nessuna preclusione verso alcun indirizzo basta avere progetti e fonti di finanziamento, pubblici o privati, concreti. Ma c'è bisogno anche della politica che deve rimouovere vari ostacoli per coniugare a Pergusa rispetto della natura e sviluppo economico. Senza, fra qualche anno l'agonia finirà, e tutti gli ennesi si ritroveranno uno scheletro inutilizzabile e che inquina. Allora l'autodromo sarà davvero un ecomostro impossibile da "rottamare".

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