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Enna, abuso d'ufficio: il sindaco Garofalo parlerà lunedì

ENNA. Il sindaco Paolo Garofalo terrà una conferenza stampa lunedì, dopo che il suo nome, assieme a quello del suo predecessore Rino Agnello e di otto fra ex assessori, componenti del nucleo di valutazione, dipendenti e funzionari, è comparso nella lista degli indagati su presunti abusi d'ufficio avvenuti al Comune di Enna. Per il momento Garofalo mantiene la linea del «no comment». E intanto, all'indomani della notizia dell'inchiesta, pubblicata in esclusiva dal Giornale di Sicilia, emerge qualche elemento in più sull'indagine. Si scopre che il fascicolo, diretto dai sostituti procuratori Ugo Rossi e Francesco Rio, è stato aperto nel 2012, a seguito della presentazione di un esposto da parte di un funzionario del Comune di Enna. Le indagini furono delegate dalla Procura alla Digos, diretta dal commissario capo Giada Pecoraro, che ha acquisito vari documenti al Comune ritenuti di interesse investigativo, sulla base dei quali si fondano adesso le 5 ipotesi di reato contestate dalla Procura ennese. I magistrati adesso hanno firmato l'avviso di conclusione delle indagini, valido anche come informazione di garanzia per gli indagati. Nel frattempo si conoscono le prime nomine dei loro difensori. Agnello è difeso dall'avvocato Gaspare Agnello, altri indagati sono assistiti dagli avvocati Eleanna Parasiliti, Mauro Lombardo e Michele Caruso, altri ancora non hanno formalizzato la nomina di un difensore di fiducia. L'avvocato Agnello ora sta valutando l'opportunità di depositare una memoria scritta, per far notare l'insussistenza - secondo la difesa - dell'ipotesi di reato. L'ex primo cittadino, assieme a due ex assessori, è indagato per la delibera del 18 febbraio 2009, con cui l'amministrazione revocò la costituzione di parte civile per alcuni imputati del processo sui cosiddetti "conti truccati" del Comune, che vedeva alla sbarra un amministratore, un dipendente e cinque ex revisori dei conti. L'ente ritirò la costituzione di parte civile solo nei confronti degli imputati a cui non era contestata l'aggravante di aver «provocato un danno di rilevante entità». Fonti difensive fanno notare che ritirare la costituzione di parte civile non comporta nulla, ai fini civilistici, perché nell'eventualità di una condanna (non in questo caso, visto che sono stati assolti tutti) si può sempre fare causa per chiedere un risarcimento danni; e che la stessa delibera di ritiro della costituzione di parte civile richiamava, fra i suoi vari punti, questa ipotesi. Ci sono poi altre argomentazioni tecniche, che la difesa si è riservata di valutare in seguito. Le difese hanno venti giorni di tempo per produrre memorie, chiedere l'interrogatorio o nuovi atti di indagine. Poi la Procura dovrà decidere se, e eventualmente nei confronti di chi, esercitare l'azione penale.

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