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Bullismo, chi tace acconsente e non è meno colpevole: convegno a Pietraperzia

Lo psicologo Di Blasi ha poi approfondito il concetto di cyber bullismo che avviene attraverso l’uso di computer e strumenti elettronici, e con un loro uso improprio E che può anche portare al suicidio

PIETRAPERZIA. «Bullismo e microcriminalità». È il tema del convegno sviluppato dallo psicologo Ivan Emanuele Gero Di Blasi con gli alunni del comprensivo "Vincenzo Guarnaccia", dirigente scolastico Antonio Amoroso. La convention fa parte del progetto «Legalità», coordinatrice la professoressa Maria Stella Barbagallo. Coinvolti gli alunni di sette classi della secondaria di I Grado. L'incontro nell'Auditorium del "Guarnaccia". Il dirigente Scolastico, ad apertura dei lavori, ha sottolineato l'importanza e la gravità del fenomeno, presente anche nella realtà scolastica pietrina. Durante la convention e dopo la visione di un film documentario sul Cyber bullismo, il relatore ha detto che quello del bullismo «è un fenomeno soprattutto giovanile che interessa principalmente le realtà scolastiche (ma anche svariati contesti extrascolastici). Dal bullismo scolastico è più difficile allontanarsi, rispetto al bullismo extra scolastico, in quanto si è alunni della scuola dell'obbligo. «Il fenomeno - ha continuato Di Blasi - è presente anche nella scuola dell'Infanzia e nella Scuola Primaria». Dal convegno è emerso il fatto che quei ragazzi che «hanno compiuto atti di bullismo hanno maggiori probabilità di sviluppare comportamenti antisociali, ed è più facile che diventino criminali». «Oltre al bullo e alla vittima (attori-protagonisti) - ha sottolineato ancora lo psicologo Di Blasi - esistono anche gli "attori non protagonisti", e le "comparse". I primi stanno vicino al bullo, le «Comparse», sono i compagni che non prendono posizione, né dalla parte del bullo né della vittima, ma che hanno comunque pari responsabilità all'interno del fenomeno». Bullo può essere chiunque, non solo chi appartiene ad un ambiente degradato o disagiato dal punto di vista sociale, culturale, economico. Tutto si deve ricondurre, nella maggior parte dei casi, alla famiglia d'origine: il bullo ha già vissuto le botte, le minacce e subìto uno stile educativo autoritario, quindi non autorevole: questo è un soggetto che può diventare un bullo; egli è un debole e reagisce. Il meccanismo psicologico è quello della 'proiezione': proiettare sugli altri le proprie mancanze e inadeguatezze, fare provare alla vittima quello che egli stesso prova". "Non sempre però c'entra la famiglia; ci sono ragazzi che sono attaccabrighe per natura". La vittima ha certe caratteristiche che con maggiore possibilità attirano le attenzioni del bullo di turno: difetto fisico, diverso colore della pelle, professare un'altra religione, essere in sovrappeso. Il bullismo riguarda sia i maschi che le femmine; nei maschi si hanno attacchi fisici diretti, nelle femmine sono maggiormente frequenti gli attacchi di natura verbale. Il bullismo è reato, è un fenomeno devastante. Quando ci si sente attaccati, occorre chiedere aiuto, agli insegnanti, ai genitori e ad altri "tutori". Lo psicologo Di Blasi ha poi approfondito il concetto di cyber bullismo che avviene attraverso l'uso di computer e strumenti elettronici,e con un loro uso improprio. La conseguenza estrema del cyber bullismo, come anche nel bullismo cosiddetto «faccia a faccia», è il suicidio. Il cyber bullismo è esasperante, è come subire un attacco di gruppo». Significativa la proiezione del film, che ha destato interesse e attenzione, facendo praticamente capire agli alunni i danni, a volte irreparabili, che si causano a chi è vittima del fenomeno. La coordinatrice del progetto ha concluso l'incontro affermando che «anche gli insegnanti sono coinvolti quando accadono fatti di bullismo ai propri alunni e non possono e non devono fare finta di niente, ma devono intervenire, informando i genitori degli alunni-bulli e degli alunni-vittima, il dirigente scolastico e tutte le figure e le istituzioni necessarie per cercare di arginare il problema». 

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