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Enna, furti nelle banche: finora 18 arresti nell'operazione “Shod Horse”

ENNA. Uno dei due, Balahassen Hanchi, 41 anni, marocchino ma catanese a tutti gli effetti, tanto che lo chiamano Enzo, avrebbe partecipato al furto di un bancomat a Pietraperzia, alla banca San Michele, fruttato 21 mila euro ai ladri. L'altro, l'agirino Domenico Russo Papo, 29 anni, è indagato per spaccio, per un "viaggio" a Catania, dove sarebbe andato assieme a Antonino Scaminaci per acquistare della cocaina. Si sono consegnati entrambi, rispettivamente a Catania e a Leonforte, e con loro è salito a 18 il numero degli arrestati dell'operazione "Shod Horse", su un giro di furti ai danni di bancomat e magazzini tra Enna, Catania, Caltanissetta e Agrigento. Proseguono le indagini degli uomini della squadra mobile, diretti dal vicequestore Giovanni Cuciti, sui clamorosi furti, avvenuti anche in territorio ennese, dove il gruppo avrebbe rubato 3 bancomat e provato un altro colpo ad Agira.
L'indagine è coordinata dal sostituto procuratore di Enna Francesco Rio, che ha chiesto e ottenuto per venti persone l'ordinanza del Gip Luisa Maria Bruno. Allo stato, dunque, all'appello mancano solo due indagati. Dunque si è consegnato Russo Papo, l'agirino oggetto di intercettazioni mentre va a Catania per acquistare della coca in via Ventimiglia, e parla di stupefacenti, con un linguaggio a tratti criptico, con Scaminaci. Quest'ultimo, durante il viaggio, gli dice pure che se le "cose" fossero andate bene, avrebbe avuto intenzione di cambiare macchina, togliere la Bmw e acquistare un'Audi A6: «Ne ho vista una - ha detto - che mi sono innamorato". Era il 17 ottobre 2013. Secondo gli inquirenti, in pratica, i due sarebbero andati a comprare la droga e poi ritornati assieme, sempre ad Agira. Da qui l'accusa di spaccio. Scaminaci, si ricorda, è accusato anche di aver acquistato in un'altra circostanza un chilo di marijuana da un altro indagato. Differente invece il coinvolgimento di Hanchi, che non c'entra niente con la droga. Lui è accusato di due ricettazioni di mezzi rubati, utilizzati per i furti. Uno sarebbe stato usato per il colpo alla banca di Pietraperzia, che risale al 12 ottobre scorso; l'altro in un altro grosso furto di merce, che avrebbe provocato un danno di ben 58 mila euro, da un magazzino di Canicattì, nell'Agrigentino. Si tratta del magazzino di un'impresa di stoccaggio di merci, operante nel settore dei profumi e cosmetici. Secondo le accuse, gli esponenti di spicco del gruppo sarebbero stati i catanesi Vincenzo Ranno e Agatino Torrisi, arrestati l'altro ieri, che sarebbero stati coadiuvati da altri indagati. Altri ancora sarebbero stati reclutati di volta in volta. I fratelli Scaminaci avrebbero dato un contributo "propedeutico" alla scelta degli obiettivi in provincia e supporto durante i furti. Altrettanto avrebbero fatto, nella loro zona, William Gaetano Grillo a Barrafranca e Giuseppe Di Marca a Pietraperzia.

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