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Occhi internazionali sulla ex miniera di Paquasia

ENNA. «Grandi multinazionali hanno mostrato l'interesse per l'ex sito minerario di Pasquasia, tra cui una canadese e una australiana». Lo scrivono, in un'interrogazione parlamentare (numero 3-00886) ai ministri dello Sviluppo economico e dell'ambiente e della Tutela del territorio e del mare, quattro senatori di Forza Italia: Vincenzo Gibiino, Francesco Scoma, Domenico Scilipoti e Bruno Alicata. «L'Italkali - aggiungono - di cui la Regione Siciliana detiene una partecipazione del 51 per cento, ha presentato un progetto di recupero della miniera al fine di realizzare un impianto innovativo per la trasformazione della kainite in solfato di potassio». L'interrogazione, sollecitata - e anticipata, in qualche modo, qualche giorno fa - dal presidente della commissione Urps per le miniere dismesse Giuseppe Regalbuto, è stata già protocollata a Palazzo Madama. Dai contenuti dell'atto ispettivo, va sottolineato, i senatori fanno riferimento anche ai dubbi sulle ragioni per cui Pasquasia fu chiusa, nel 1992. «Le attività della miniera cessarono repentinamente il 27 luglio 1992, ufficialmente in risposta ad una sentenza del Tribunale di Enna in merito ad un problema di inquinamento del fiume Morello», scrivono i senatori. La miniera, si legge ancora nell'interrogazione, a partire dagli anni '60 ha rappresentato una delle più importanti fonti occupazionali per le province di Enna e Caltanissetta, con 500 dipendenti e altrettanti nell'indotto, che la poneva al terzo posto tra i fornitori mondiale di sali potassici (solfato di potassio), «per il cui trattamento di flottazione era stato anche creato l'invaso sul fiume Morello». «La chiusura della miniera ha decretato, a livello mondiale, la dismissione della Sicilia per la fornitura di sali potassici e derivati (…); oggi il principale produttore mondiale di sali potassici è il Canada, seguito dalla Russia, dalla Bielorussia, dalla Germania, Israele e Giordania». Ma riaprire Pasquasia potrebbe essere economicamente conveniente? I senatori, al riguardo, sembrano avere pochi dubbi. «Secondo alcune stime, Pasquasia sarebbe potuta rimanere in attività per altri 8 anni, ma altre fonti autorevoli parlano di un periodo di produzione utile di anche 20 anni - scrivono -. Secondo dati del 1998 della stessa Italkali, la miniera era prevedibilmente produttiva per almeno un trentennio, con un livello produttivo medio annuo pari a 2 milioni di tonnellate del minerale kainite». Infine l'interrogazione, che chiede di sapere se i ministri «non intendano adottare ogni iniziativa volta a verificare lo stato attuale di tutte le miniere siciliane e a prevedere l'immediata riapertura del sito minerario di Pasquasìa anche durante la bonifica, come proposto dalla società Italkali, affinché possa continuare ad essere una risorsa per il territorio siciliano, sia in termini economici che di occupazione, come lo è stato in passato».

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