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Enna, sequestrò i fratellini: forse i reati potrebbero "cadere"

ENNA. Sequestro di persona, lesioni volontarie, porto abusivo di arma bianca (un coltello), resistenza e violenza a pubblico ufficiale. Sono decisamente gravi le accuse che la Procura minorile di Caltanissetta contesta a Marco, nome di fantasia, il quattordicenne che venerdì 4 aprile ha sequestrato i fratelli minori di tre e sei anni, barricandosi nell'abitazione in cui vive con la famiglia e tenendo sotto scacco, per quasi un'ora, anche i carabinieri della compagnia di Enna. I militari alla fine lo hanno arrestato, non senza difficoltà: gli uomini del capitano Daniele Puppìn hanno dovuto procedere a un'irruzione, all'interno della casa, per liberare i bambini, che fortunatamente non hanno riportato danni fisici. La Procura per i minori ha già depositato, in tempi record, l'avviso di conclusione delle indagini preliminari. Ma i reati potrebbero cadere. La soluzione, considerata la "rivisitazione autocritica" dei fatti, da parte del ragazzo - per dirla con le parole dell'avvocato che lo difende, il penalista Gianpiero Cortese - potrebbe chiamarsi "messa alla prova". È un istituto previsto dalla legislazione penale per i minori, che cancella il reato, se il «reo» dimostra di aver cambiato registro e una maturazione, tale da giustificare questo provvedimento, che rimane sospeso fino al superamento del periodo di "prova". Nel corso dell'interrogatorio, Marco aveva detto al Gip Francesco Pallini di non aver mai avuto intenzione di fare del male ai fratellini, aggiungendo di essere profondamente pentito di ciò che ha fatto. In questi giorni, spiega ancora l'avvocato Cortese, il ragazzo ha riallacciato il dialogo con la sua famiglia e potrebbe presto lasciare l'Italia, se il Tribunale minorile glielo concedesse, per andare a vivere in un altro Paese d'Europa, dove abita suo papà. Secondo quanto è emerso dall'interrogatorio, infatti, il ragazzino aveva chiesto dei soldi alla madre per partire e andare dal padre. "Lavoriamo perché questa vicenda si concluda al più presto - sottolinea l'avvocato Cortese - e perché questo ragazzino possa tornare in famiglia. Il suo è stato un gesto dettato dal nervosismo e dalla frustrazione, perché vuole andare a vivere fuori dall'Italia. Ma ha spiegato che non voleva fare del male a nessuno". L'episodio, si ricorda, risale alle 8 di un normale venerdì mattina. Dopo un litigio, la madre, capendo che non sarebbe riuscita a calmarlo, non ha potuto far altro che andare in caserma e riferire tutto ai carabinieri: il figlio minacciava di fare del male ai fratellini, dopo essersi barricato all'interno dell'abitazione. Poi l'arrivo dei militari davanti casa, il tentativo fallito di una negoziazione e la decisione di fingere di allontanarsi, fino all'irruzione finale, in cui due carabinieri sono anche rimasti leggermente contusi, il ragazzo è stato arrestato e i fratellini salvati.

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