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Miniera di Pasquasia, Grimaldi: «Denunciai che c’erano scorie»

ENNA. La miniera di Pasquasia un sito per rifiuti pericolosi. Questa è l'accusa che la Procura ha mosso ieri all'ex presidente della Regione Raffaele Lombardo, a due ex assessori regionali Piercarmelo Russo e Giosué Marino, e all'ex custode del sito Pasquale La Rosa. Ma oltre vent'anni, 2001, fa dalla bocca di Ugo Grimaldi, allora assessore regionale all'Ambiente, uscirono accuse ben più pesanti. «Sono convinto - dice l'ex parlamentare di Fi - che c'erano le scorie. Questa mia supposizione venne confermata dal pentito di mafia Leonardo Messina». Nella veste di assessore regionale Grimaldi chiese più volte di visitare il sito e quando ottenne il permesso trovò «un pozzo completamente ripieno di rifiuti. Mi dissero che l'avevano riempito con materiale di poco conto. Ma quei pozzi sono anche 2 o 3 chilometri». Arrivarono le prove: «Alcuni esami di superficie riportarono che c'erano delle tracce di Cesio. Ma se c'erano in superficie chissà cosa c'era nel profondo dei pozzi». Non fu fatto nulla? «Pensavo che dalla mia denuncia sarebbe scaturito qualcosa e invece nulla. Mi sono ritrovato davanti un muro di gomma. Con la politica locale che mi additava come un eretico e mi lasciò solo». Ci sarebbero state delle connivenze? «Respingo categoricamente ipotesi di responsabilità per i politici di oggi ma vent'anni fa in molti ci marciarono». Sono accuse molto pesanti? "Un funzionario dell'Enea mi disse che l'ipotesi delle scorie poteva essere una fortuna per tutti. Risposi che a me stava a cuore solo la salute dei miei concittadini. Negli anni ho raccontanto ciò che sapevo alla Procura, Carabinieri, Guardia di finanza. Credo che di mezzo ci sia il segreto di Stato. Solo così mi spiego la chiusura di una miniera ancora produttiva». Quindi lo Stato interessato al sito per i rifiuti? «È spiegabile. Siamo nel centro della Sicilia, fuori dai clamori, e in un territorio provero. Ma chi ci ha guadagnato e tanto è stata anche la mafia, Messina, che a Pasquasia ci ha pure lavorato, lo ha confermato più volte e la Procura lo ritiene uno dei pentiti più attendibili». Perchè si convinse a denunciare? «Lessi uno studio del dottore Cammarata, poi morto prematuramente per tumore. Ma ci fu anche dell'altro". Cosa? «Un giorno mi venne a trovare Palermo un dipendente di Pasquasia. Mi portò le date di quando il personale veniva lasciato a casa per non essere testimone su cosa succedeva nella miniera. Date e orari dei Tir. Ho riferito tutto e più volte a chi di dovere ma non è successo nulla". Onorevole che idea si è fatto? "E' stato un grande business che ha moltiplicato per cento volte i redditi. L'affare ha goduto di silenzi e coperture dove ha sguazzato la mafia. Allora la politica locale non mi affiancò, mi lasciò solo accusandomi di essere folle e procurare allarmismi". (*PDM*)

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