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Nicosia, «Così i medici del Basilotta mi hanno salvata»

NICOSIA. Tra i tanti problemi del Basilotta emerge, ancora una volta, come al nosocomio cittadino i casi di “buona sanità” sono una costante. A raccontare la propria positiva esperienza è una donna ultraquarantenne che dice essere stata “salvata” al Basilotta. Nel pomeriggio del 23 marzo scorso la signora accusa un malore. Viene chiamata la guardia medica ma nonostante l’antidolorifico somministrato il dolore addominale diventa insopportabile. Intorno alle 20 scatta la corsa al pronto soccorso del Basilotta e già dai primi esami emerge la gravità della situazione confermata definitivamente dalla Tac. La signora ha una diverticolite acuta e un trombo allo stomaco. Come si sa il Basilotta, tra le molte carenze ha anche quella della mancanza dell’unità operativa di Rianimazione. Si rende necessario il trasferimento in una struttura dotata di rianimazione, ma nel frattempo i sanitari non si fermano e mentre contattano Caltanissetta per il trasferimento, che non ci sarà perché la paziente non è trasportabile, chiedono il consulto di un chirurgo vascolare.
La signora passa tutta la notte in pronto soccorso tra il via vai dei medici, degli infermieri che affaccendati attorno a lei la tengono sotto stretto monitoraggio. Con l’arrivo del nuovo giorno arriva anche il parere del chirurgo vascolare e si decide per il ricovero in Chirurgia. «Sono stata monitorata con grande attenzione – spiega la signora, di cui si omettono le generalità a tutela della privacy dovuta ai malati – sono stati tutti attenti, cordiali e professionali. E ho potuto apprezzare anche la grande umiltà del primario di Chirurgia Renato Mancuso, ma – sottolinea con amarezza – questa esperienza mi è servita anche a rendermi conto delle grandi difficoltà in cui sono costretti ad operare». Al Basilotta, come è stato detto più volte, troppo spesso mancano anche i più elementari presidi sanitari, dalla cannula al cerotto. «Sono stata ricoverata per 25 giorni – continua la signora – e non solo sono stata curata, ma anche coccolata. Oltre a tenermi sotto controllo continuo medici e infermieri mi hanno sostenuta moralmente, sono stati per me anche padri e madri».
In quei 25 giorni la signora è stata operata due volte. Insomma un caso complesso gestito con competenza, ma ancora una volta lasciato alla professionalità ed umanità dei medici che continuano ad operare, assumendosi, ad ogni intervento, una grande responsabilità proprio per la mancanza della Rianimazione, attesa da 25 anni, più volte promessa e non ancora attivata.

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