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Enna, aveva sequestrato i suoi fratellini La procura: minorenne a giudizio

ENNA. Una mattina, il mese scorso, aveva sequestrato i suoi fratellini di tre e sei anni, barricandosi dentro casa e tenendo sotto scacco, per quasi un'ora, anche i carabinieri della compagnia di Enna, che alla fine hanno fatto irruzione e l’hanno arrestato. Adesso la Procura per i minori di Caltanissetta ha chiesto il rinvio a giudizio di un ragazzino di 14 anni, con le gravi accuse di sequestro di persona, lesioni volontarie, porto abusivo di arma bianca (un coltello), resistenza e violenza a pubblico ufficiale. E l'avvocato del minorenne, il penalista Gianpiero Cortese, ha chiesto il rito abbreviato, finalizzato a ottenere - spiega - la messa alla prova, l'istituto previsto dalla legislazione penale per i minori, che cancella il reato, se il «reo» dimostra di aver cambiato registro e una maturazione, tale da giustificare questo provvedimento, che rimane sospeso fino al superamento del periodo di «prova». Alcune settimane fa, l’avvocato Cortese aveva anticipato la sua decisione, che adesso è stata formalizzata a seguito della richiesta della magistratura requirente minorile. L’abbreviato, con questa finalità, per il momento prevedrà la permanenza del ragazzo all'interno della comunità dove è stato posto nell’immediatezza, ma intanto andrà avanti il periodo di prova. In questi giorni il giovane proseguirà l’attività che sta svolgendo da qualche settimana: nella comunità sta studiando, spiega l'avvocato Cortese - che è stato nominato d'ufficio ma sta seguendo il caso con particolare dedizione, pur assistendo la famiglia a titolo gratuito, in nome della funzione sociale dell'avvocatura - e potrà finire l’anno scolastico. Nel corso dell'interrogatorio a cui è stato sottoposto, va precisato, il giovane indagato aveva detto che non voleva affatto fare del male ai suoi fratellini, aggiungendo di essere profondamente pentito di ciò che ha fatto. In questi giorni, poi, secondo l'avvocato, il ragazzo ha riallacciato il dialogo con la sua famiglia. «Lavoriamo perché questa vicenda si concluda al più presto - sottolinea l'avvocato Cortese - e perché questo ragazzino possa tornare in famiglia. Il suo è stato un gesto dettato dal nervosismo e dalla frustrazione, perché vuole andare a vivere fuori dall'Italia. Ma non voleva fare del male a nessuno».

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