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Va a fuoco l’auto dell’ex sindaco, giallo a Barrafranca

BARRAFRANCA. È stata data alle fiamme la macchina dell'ex sindaco Angelo Ferrigno detto «lo squalo». L'auto, una Chrysler Voyager, era posteggiata davanti a casa dell'ex amministratore barrese, in pieno centro. L'incendio si è sviluppato attorno alle 2 di notte. I vigili del fuoco, immediatamente intervenuti con i carabinieri della stazione barrese, non hanno confermato che si sia trattato di un incendio doloso. Ma Ferrigno ha pochi dubbi: «Mi sembra strano - dice - che una macchina posteggiata alle sette di sera prenda fuoco spontaneamente durante la notte». Ferrigno, appassionato di sport, a quell'ora era sveglio perché aveva da poco finito di guardare in tv la partita dei mondiali di calcio fra Germania e Algeria, finita a tarda ora (è iniziata alle 22 e si è protratta fino ai tempi supplementari), dunque si è accorto delle fiamme ed è uscito fuori. L'auto, si diceva, è una Chrysler non nuovissima, che Ferrigno posteggia abitualmente fuori dal garage. Gli investigatori non si sbilanciano sull'accaduto, anche se i militari della stazione barrese, diretti dal luogotenente Epifanio Giordano, coadiuvati dalla compagnia di Piazza Armerina e dal nucleo investigativo di Enna, stanno indagando per comprendere l'accaduto. Ferrigno, contattato telefonicamente, dice innanzitutto di aver ricevuto, e di averlo apprezzato, attestazioni di solidarietà da parte degli amministratori barresi, con in testa il sindaco Salvatore Lupo (poi il vicesindaco e l'assessore ai Lavori pubblici). Poi aggiunge che l'unica spiegazione che riesce a darsi è collegabile al suo impegno politico, anche se in questo momento non riveste alcuna carica amministrativa. Nessuna altra spiegazione, secondo lui, è realistica: Ferrigno è un uomo dedito alla famiglia, al lavoro e all'impegno pubblico.
«Se qualcuno pensa di farmi recedere dal mio impegno politico in questo modo si sbaglia di grosso», taglia corto. Nessun timore, in pratica, che dietro l'episodio possa esserci il contesto della criminalità organizzata, a cui può aver dato fastidio la sua attività politica da sempre improntata alla legalità. Secondo lui, in pratica, potrebbe essersi trattato di un "avvertimento", anche se dalla difficile lettura. Sta di fatto che non è la prima volta che a Barrafranca avvengono simili episodi. L'ultima intimidazione in ordine di tempo, che chiaramente con quanto accaduto all'ex sindaco non ha niente a che vedere, pochi mesi fa aveva riguardato il Consorzio di Bonifica nella zona della diga Olivo. Qui un dipendente, arrivato in ufficio, ha trovato una testa di agnello e dei proiettili sulla scrivania. Il consorzio, va ricordato, è impegnato in una politica di rigore per i pagamenti delle acque irrigue della diga, voluta dalla Regione, che potrebbe aver infastidito alcuni proprietari.

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