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Leonforte, richieste di pizzo a tre imprenditori: «Dobbiamo comprare panettone ai detenuti»

LEONFORTE. Arrivano altri tre arresti per l'operazione antimafia Homo Novus, l'inchiesta del commissariato di Leonforte e della squadra mobile di Enna che ha svelato le gesta e la riorganizzazione dello storico clan leonfortese di Cosa Nostra. L'ordinanza di custodia cautelare non riguarda il presunto capo del clan, Giovanni Fiorenza detto "u sapienti", ma i suoi due figli Alex e Saimon, rispettivamente di 31 e 27 anni, e l'agirino di 38 anni Giuseppe Cuccia.
Alex e Saimon erano già detenuti in carcere - per la prima fase di questa operazione, in cui erano finiti in manette assieme al padre - dove adesso i poliziotti, diretti dai vicequestori Salvatore Tognolosi e Giovanni Cuciti, hanno notificato la nuova ordinanza di custodia; mentre Cuccia, che da qualche tempo aveva ottenuto gli arresti domiciliari per il suo coinvolgimento nell'operazione antidroga Nickname (per cui di recente è stato condannato in primo grado a 7 anni di reclusione), da ieri è stato riportato in carcere nell'ambito di questa inchiesta, per cui era indagato sinora a piede libero.
I tre sono accusati di tentate estorsioni, aggravate dall'aver favorito Cosa Nostra, ai danni di tre imprenditori. Avrebbero chiesto a due costruttori edili di "mettersi a posto", l'espressione tipica utilizzata dai mafiosi per chiedere il pizzo, con il clan di Leonforte di Cosa Nostra. A uno dei due, che aveva lavorato anche in territorio di Agira, dove vive Cuccia, avrebbero contestato di aver "lavorato tranquillo", senza ricevere intimidazioni né furti, tanto che non gli è "mancato neppure un tubo". E avrebbero aggiunto, più precisamente lo avrebbe fatto il giovane Alex, che doveva pagare, perché serviva un regalo per "far mangiare il panettone, a Natale, ai picciotti che sono dentro". Il terzo episodio, mai emerso sino a oggi, ha visto come persona offesa un imprenditore che si occupa di impiantistica e di manutenzioni.
I fratelli Fiorenza gli avrebbero dato un appuntamento in un bar di Leonforte e da qui l'avrebbero portato in campagna, dove ad attenderli c'era Cuccia, pronto a rinfacciare al manutentore di aver svolto alcuni lavori ad Agira, senza chiedere prima alcun tipo di autorizzazione. Per questo doveva pagare. Solo che dopo pochi giorni Cuccia finì in carcere nell'operazione Nickname, seguito alcuni mesi dopo dagli stessi Fiorenza, sottoposti a fermo nell'operazione Homo Novus. Le ipotesi di reato contestate sono datate fra il dicembre del 2012 e il giugno dell'anno successivo. Tutti gli imprenditori hanno trovato il coraggio di confermare agli investigatori ciò che era accaduto. L'indagine della polizia è stata coordinata dai pm Roberto Condorelli e Giovanni Di Leo della Dda di Caltanissetta. Adesso i tre arrestati dovranno comparire di fronte al Gip per l'interrogatorio di garanzia, quasi certamente fra oggi e domani.

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