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La relazione della Dia: «In aumento nella provincia di Enna i casi di estorsione»

ENNA. I mafiosi della provincia di Enna tentano di riaffermare il proprio controllo del territorio, anche uscendo fuori dalla tradizionale sudditanza dalle più forti famiglie mafiose vicine, in particolare Catania e Caltanissetta. E sono in aumento le estorsioni, forse uno dei mezzi più immediati, per un mafioso, per tentare di conquistare potere e denaro. Sono alcuni dei dati che emergono dalla relazione semestrale del Ministro dell'Interno Angelino Alfano al Parlamento sull'attività svolta e sui risultati conseguiti dalla Direzione investigativa antimafia. Un capitolo riguarda la provincia di Enna. "La criminalità organizzata della provincia di Enna - si legge nella relazione - allo stato priva di personaggi carismatici in libertà, continua a risentire dell'influsso dei limitrofi sodalizi mafiosi, soprattutto nisseni e catanesi, che da sempre colmano i vuoti di potere nel capoluogo. Tuttavia, nel semestre Cosa Nostra ennese è sembrata riaffermare la propria prelazione sul territorio, rispetto alle organizzazioni mafiose delle altre province". Secondo la Direzione investigativa antimafia, che elaborata i dati forniti dai propri centri - in questo caso dal centro di Caltanissetta, diretto dal colonnello della Guardia di Finanza Gianfranco Ardizzone - "la dinamica è stata riscontrata in concomitanza della scarcerazione del rappresentante provinciale di Cosa Nostra ennese, che ha rideterminato i territori di competenza ed influenza delle singole famiglie". Riguardo ai reati indicatori, si diceva, vi è l'aumento di oltre il trecento per cento - sono passate da 3 a 10 da un semestre all'altro - del numero delle estorsioni. E aumentano, anche se percentualmente in proporzione minore, le rapine, passate da 9 a 11. Nel medio periodo, va tenuto presente che dal 2011 al 2013 si segnalano ben 50 casi estorsioni, 62 rapine, e un numero enorme di danneggiamenti. I danni dolosi, bisogna comunque precisarlo, vengono ritenuti "reati spia" della presenza mafiosa, ma annoverano pure danneggiamenti meno gravi: dal 2011 al 2013 si registrano ben 1.819 casi. Più indicativo dell'azione mafiosa è il dato relativo ai cosiddetti "danneggiamenti seguiti da incendio": figurano 197 casi in tre anni, in lieve flessione fra il primo e il secondo semestre dell'anno scorso: sono passati da 26 a 21 episodi in sei mesi. Quasi nullo invece è il dato relativo agli attentati, alle associazioni finalizzate alla produzione e al traffico di droga - nonostante ne siano state individuate e sgominate almeno due, da polizia e carabinieri, negli ultimi anni - e allo sfruttamento della prostituzione.

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