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La guardia-boss tentò estorsione ad una discoteca di Pergusa

Un «contributo» per i detenuti a Natale, ma il gestore aveva detto no

PERGUSA. Da mesi si parlava di Salvatore, il capo mafia, quello che dopo l'arresto di Giancarlo Amaradio, capo della famiglia di Enna di "Cosa nostra", aveva preso il posto di leader mafioso. Gli uomini della Squadra Mobile della Questura di Enna, guidati dal vice questore aggiunto Giovanni Cuciti, e dei Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Enna, con a capo il capitano Michele Cannizzaro, su disposizione della DDA di Caltanissetta hanno arrestato Salvatore Gesualdo, assistente di Polizia Penitenziaria in servizio alla Casa Circondariale di La Spezia e Giancarlo Amaradio, 36 anni, attualmente detenuto perchè ritenuto il capo di cosa nostra per la famiglia di Enna, condannato con sentenza passata in giudicato.

I due sono accusati di associazione mafiosa e di estorsione ai danni del gestore di una discoteca di Pergusa. Se quella non si fosse "messa in regola" con la famiglia di "Cosa nostra" le cose avrebbero cominciato ad andare male.  Era il mese di dicembre del 2008, mancano ancora 6 mesi all'arresto di Giancarlo Amaradio, compiuto dalla squadra Mobile il 24 giugno del 2009, nel corso dell'operazione "Green Line". Amaradio e Gesualdo si presentano a Pergusa e chiedono al gestore della discoteca un «contributo» per i detenuti in occasione delle festività natalizie.

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