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Quando la Villa Romana di Piazza Armerina era un «centro» fiscale

Villa Romana del Casale - Piazza Armerina

PIAZZA ARMERINA. Non solo una residenza e dimora di prestigio, ma anche e soprattutto un centro amministrativo e fiscale di un grande latifondo nel quale si riscuoteva la Decima, la famosa tassa romana sul grano. Le nuove scoperte nella zona sud della Villa Romana del Casale, presentate venerdì sera dal Parco Archeologico a Palazzo Trigona, fanno scattare un cambio di immagine del sito Unesco. A presentare i risultati degli ultimi scavi, conclusi lo scorso settembre, il professor Patrizio Pensabene, docente dell'università La Sapienza di Roma e direttore scientifico degli scavi. Quello che viene fuori è la presenza di enormi magazzini a sud della Villa Romana adibiti alla conservazione delle derrate alimentari, soprattutto del grano, depositi addirittura più grandi della stessa monumentale Basilica del Dominus della Villa. "Durante gli scavi di quest'area siamo rimasti colpiti dal fatto che si trovavano strati neri sul terreno con molta cenere che si susseguivano ad un'altezza di un metro, con dentro delle ossa di piccoli animali", racconta Pensabene.

"In pratica nei magazzini usati per conservare le derrate alimentari, soprattutto grano, vi erano dei pavimenti di legno sollevati dal terreno e sotto questo pavimento si trovava la terra battuta, dove si insediavano parecchi animali, come topi, altri roditori e insetti pericolosi per il grano. Ora succedeva che questi spazi sotto il pavimento venivano regolarmente affumicati per eliminare questi piccoli animali, da qui gli strati neri ritrovati, la cenere e le ossa di piccola taglia", spiega l'archeologo, assistito dal professor Paolo Barresi che nell'ultimo decennio di scavi ha sempre collaborato con Pensabene. "Questa è la prova definitiva della funzione di questi magazzini e della funzione della Villa anche come centro amministrativo del grande latifondo attorno", conclude.

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