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Truffa all'Agea, sindacalista rinviato a giudizio

Per il pm avrebbe aiutato il presunto boss Turi Seminara ad ottenere contributi agricoli senza averne alcun diritto

ENNA. Avrebbe istigato Salvatore “zio Turi” Seminara e la moglie, aiutandoli a commettere una grossa truffa sui contributi per l’agricoltura. Ne è convinta la Procura di Caltagirone, che adombra per il titolare di un Centro di Assistenza Agricola della provincia, Filippo L., un’ipotesi di complicità, in relazione alla truffa, con Seminara, l’anziano imprenditore agricolo che la Dda di Caltanissetta ritiene il reggente provinciale di Cosa Nostra ennese. Per questo, assieme a Seminara e alla moglie, è stato rinviato a giudizio pure lui, che è difeso dall’avvocato Antonio Impellizzeri. Pure L. sarà processato, dunque, a partire dal prossimo 14 gennaio a Caltagirone, così come Seminara. Il rinvio a giudizio è stato deciso dal Gup Salvatore Acquilino e riguarda Seminara, la moglie e il responsabile del Caa.

La Procura calatina contesta a quest’ultimo un solo capo d’imputazione, che però comprende il concorso formale nel reato di truffa: in qualità di titolare di un centro di assistenza, per l’accusa, avrebbe «agevolato, istigato e determinato» Seminara e la moglie a commettere indebite percezioni di contributi. L’inchiesta è stata condotta dal nucleo investigativo di Enna, diretti dal capitano Michele Cannizzaro. Per l’accusa, Seminara e la moglie avrebbero percepito indebitamente contributi dall’Agea per oltre 250 mila euro, in vari anni. Seminara è difeso dagli avvocati Silvano Domina e Francesco Maglione. È una storia che, va sottolineato, non c’entra assolutamente niente con le accuse che rivolge la Dda di Caltanissetta a Seminara, per cui quest’ultimo è tuttora sotto processo a piede libero.

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