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Delitto Scialfa, negata la perizia: per i giudici "chi ha ucciso era cosciente"

L'imputato, Francesco Lo Presti, condannato a 30 anni in primo grado

ENNA. La corte d'Assise d'Appello rigetta la richiesta di perizia collegiale presentata dall'avvocato Antonio Impellizzeri, difensore di Francesco Lo Presti, condannato in primo grado a 30 anni di carcere per l'omicidio di Vanessa Scialfa. La prima udienza del processo d'appello, che si celebra a Caltanissetta, conferma l'idea che già in primo grado era stata delineata con grande forza. Francesco era in grado di intendere e volere al momento dell'omicidio, avvenuto il 24 aprile del 2012.

Lo hanno certificato ben due perizie, quella delle parti civili e quella del pm già nel processo di primo grado smentendo la perizia della difesa. Per altro il fatto che Lo Presti abbia avuto accesso al rito abbreviato ha fatto dire ai giudici di appello che la richiesta di una perizia collegiale è inammissibile sia da punto di vista procedurale che di merito dato che, secondo la corte, non è necessario rifare un percorso abbastanza chiaro. In aula, ieri a Caltanissetta, la madre Isabella e il padre Giovanni insieme alla sorella di Vanessa, Maria.

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