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Enna, prendeva a calci la moglie incinta: si apre il processo

ENNA. È accusato di aver preso a calci nello stomaco la moglie incinta, di averla ripetutamente insultata, picchiata, minacciata e anche violentata, un anno fa. Quest'ultimo momento sarebbe stata la fatidica goccia che fece traboccare il vaso: l'indomani lei decise di andarsene da casa e lasciarlo, portando con sé pure la bambina piccola. Si è aperto, ma è slittato al prossimo 31 marzo perché dovrà cambiare il giudice, per ragioni tabellari, il processo a carico di un ennese di 30 anni, che risponde di maltrattamenti, violenza sessuale aggravati e stalking. Le generalità dell'imputato, che è difeso dall'avvocato Biagio Scillia, chiaramente non si rendono note a tutela dell'ex moglie, che altrimenti sarebbe individuabile. La donna si è costituita parte civile, assistita dall'avvocato Gaspare Agnello. La richiesta di rinvio a giudizio è stata formulata dal Pm Fiammetta Modica, che ha coordinato l'inchiesta, istruita a seguito della presentazione della denuncia da parte della giovane, che poi è stata anche sentita dagli inquirenti. Ha denunciato di aver subito violenze incredibili. Secondo l'accusa, l'imputato avrebbe sottoposto la moglie a frequenti atti di sopraffazione fisica e psicologica, l'avrebbe aggredita, presa a pugni e calci e insultata con epiteti volgari. Ripetutamente l'avrebbe minacciata di morte, inseguendola anche fino a fuori di casa con dei coltelli da cucina e anche buttandola di peso fuori dalla loro abitazione. La sua irascibilità diventava violenta, tra l'altro, quando lei gli diceva di cercarsi un lavoro. Episodi che avrebbero costretto, per il pm, la vittima "a vivere in condizioni penose e a temere per la propria incolumità personale". Casi riassunti in una sola accusa di maltrattamenti. Al giovane, la Procura contesta l'aggravante di aver maltrattato la moglie incurante della presenza della loro bambina. Fra gli episodi più assurdi, però, ci sono le botte che lui avrebbe dato alla moglie durante la gravidanza: l'avrebbe presa a calci nel ventre, salvo poi accompagnarla in ospedale per un'ecografia, dicendole di tacere ai medici i veri motivi della visita. E c'è l'ipotesi di violenza sessuale: quando lui l'avrebbe costretta ad avere un rapporto, nonostante piangesse e ripetesse di "no". Un fatto per cui la Procura ha formulato l'aggravante specifica di aver agito ai danni del coniuge. Infine, dopo qualche giorno, quando lei se n'è andata da casa, lui avrebbe iniziato a minacciarla ripetutamente di morte e a perseguitarla, tanto da farle vivere un perdurante stato di ansia.

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