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Miriam, «Morì dopo il cocktail di droghe»: processo d’appello per due giovani

ENNA. La famiglia di Miriam, la sedicenne che si tolse la vita lanciandosi nel vuoto dalla Rocca di Cerere il 21 maggio 2006, ha impugnato in appello la sentenza che ha escluso ogni possibile responsabilità di terzi per la morte della ragazza.
Si è aperto in appello il processo a carico dei due giovani che si trovavano con Miriam, quella maledetta domenica. La ragazza, al momento del suicidio, era in preda alla depressione, dopo essere stata per una notte in giro per le discoteche di Catania, dove aveva assunto un micidiale cocktail di cocaina e ecstasy.
I due imputati sono gli ennesi Fabrizio Passero, difeso dagli avvocati Michele Baldi e Giovanni Palermo, che ha preso 6 anni e 3 mesi in primo grado per cessione di stupefacenti, con l'esclusione dell'accusa di morte come conseguenza di altro reato; e Giuseppe Vinciguerra, che era imputato solo per la possibile responsabilità indiretta nella morte della ragazza, ma è uscito assolto con formula piena. Vinciguerra, che è difeso dall'avvocato Gabriele Cantaro, adesso è in appello solo per il ricorso della famiglia di Miriam e solo per una possibile responsabilità civile, dunque.

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