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Triskelion, mafia siculo-lombarda in Cassazione

L’udienza fissata per l’11 novembre, dinanzi la quinta sezione penale della Suprema Corte. L’accusa: pene da riformulare

ENNA. Approda in Cassazione, dopo un maxi-ricorso presentato dalla Procura generale di appello di Caltanissetta, il processo Triskelion, sugli affari siculo-lombardi di Cosa Nostra ennese, una sentenza che il 23 maggio 2013 ha concesso sconti di pena in appello a sei imputati e ha assolto, con formula piena, un settimo uomo alla sbarra, Giovanni Meo.

Ragioniere ennese trapiantato al Nord, incensurato, Meo fu scarcerato e prosciolto dopo tre anni di prigione. La Pg nissena ha contestato quasi in blocco la sentenza. E si andrà in Cassazione, dunque, l'11 novembre, dinanzi ai giudici della quinta sezione penale della Suprema Corte, per ben sette imputati. Fra di essi figurano i due presunti capiclan, Calogero Ferruggia e Giovanni Monachino, difesi entrambi dall'avvocato Antonio Impellizzeri, che hanno ottenuto forti sconti di pena.

A ricorrere, ad ogni modo, sono state pure le difese, che chiedono di annullare le condanne inflitte ai propri assistiti e di proscioglierli. Per Ferruggia in appello la pena era scesa da quattordici anni e sette mesi a 11 anni e 11 mesi; per Monachino da dodici anni e quattro mesi a 9 anni e 8 mesi. I due sono entrambi liberi.

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