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Filippo Calcagno è salvo, la famiglia: "Mesi angoscianti ma pieni di speranza"

Ed è stata festa in tutto il paese di Piazza Armerina: le campane della cattedrale alle 13.30 hanno suonato a festa per volere del vescovo per annunciare la liberazione di Filippo

PIAZZA ARMERINA. Commozione e felicità, ma anche dolore per la morte di due colleghi. Sono i sentimenti contrastanti che si vivono in casa di Filippo Calcagno, 65 anni, uno dei due tecnici della Bonatti liberati dopo essere stati rapiti e sequestrati per sette mesi in Libia.

L'incubo è finito intorno a mezzogiorno, quando finalmente è arrivata a casa Calcagno la telefonata tanto attesa dalla Libia: «Sto bene, non vi preoccupate sono al sicuro», ha detto Filippo che era assieme al suo collega Gino Policardo. Ed è stata festa in tutto il paese dell'Ennese: le campane della cattedrale alle 13.30 hanno suonato a festa per volere del vescovo per annunciare la liberazione di Filippo.

Casa Calcagno dal mattino è mèta di familiari ed amici - il tecnico siciliano ha sei fratelli - che in tutti questi mesi sono rimasti vicino alla moglie, Maria Concetta Arena, di 62 anni, e ai due figli Cristina, di 31, e Gianluca, di 38. È proprio quest'ultimo ad incontrate i giornalisti davanti ai cancelli della villa di famiglia, in contrada Colla. Racconta di una telefonata «molto breve» in cui il padre ha scambiato alcune parole con lui, la sorella e la moglie, che hanno detto a Filippo: «Ti aspettiamo, non vediamo l'ora che torni». «L'ultima volta che lo abbiamo visto - racconta Gianluca trattenendo a stento le lacrime - era stato per il mio matrimonio. Adesso finalmente potremo riabbracciarlo».

«Abbiamo saputo della liberazione stamattina (ieri, ndr) dai telegiornali - spiega il figlio del tecnico della Bonatti - poi è arrivata la conferma dalla Farnesina, giustamente cauta». Gianluca racconta di «mesi angosciosi ma sempre con la speranza che la vicenda si sarebbe potuta chiudere positivamente».

Il momento più brutto vissuto dalla famiglia è stato l'altro ieri, quando è giunta la notizia dell'uccisione di due dei quattro colleghi di Filippo Calcagno, Fausto Piano e Salvatore Failla: «In casa c'è stato il crollo totale: due colleghi e amici di papà non erano più in vita e questo è stato il grande rammarico di tutti noi».

«Non conoscevo - aggiunge Gianluca - gli altri colleghi di mio padre, le loro famiglie non le abbiamo sentite per discrezione, ma siamo vicini al loro dolore, lo comprendiamo fino in fondo».

Gianluca non sa dove si trovi il padre e quando tornerà a casa. Gino Pollicardo e Filippo Calcagno, una volta in Italia, saranno ascoltati dai magistrati di Roma. La Procura ha già comunicato all'unità di crisi della Farnesina l'opportunità di trasferire nella capitale i due ex ostaggi che al magistrato dovranno riferire eventuali informazioni anche sugli altri due colleghi rimasti uccisi.

«Accoglieremo papà - annuncia il figlio - con un grande abbraccio, poi cercheremo di farlo stare tranquillo. Non sappiano fisicamente e psicologicamente come hanno affrontato questi otto mesi. Al telefono non ci ha raccontato nulla della prigionia».

Anche il sindaco del paese Filippo Miroddi è sollevato per la felice conclusione della vicenda e rivela come il paese l'abbia vissuta «con molta ansia e preoccupazione». A Piazza Armerina si sarebbero volute organizzare fiaccolate, ma si è andati incontro «al volere della Farnesina e a quello che ci avevano chiesto i familiari, ossia di aspettare in silenzio».

«Penso - conclude il sindaco - a quale dolore terribile che a Carlentini purtroppo stanno vivendo i parenti di che non ce l'ha fatta. La famiglia Calcagno è felice e noi siamo felici con loro per Filippo. Purtroppo a distanza di duecento chilometri c'è un'altra famiglia che piange».

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