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Pizzo e traffico d’armi, alla sbarra i boss La Rocca e Siciliano

Uno è di Caltagirone, l’altro di Mazzarino con «interessi» in provincia

ENNA. Gli intrecci di potere della criminalità organizzata ennese, tradizionale base d'appoggio di capimafia provenienti da altre zone della Sicilia, fanno sì che due boss di altre province, Ciccio La Rocca di Caltagirone (Catania) e Salvatore Siciliano di Mazzarino (Caltanissetta), finiscano sotto processo ad Enna.

Per La Rocca non è la prima volta a Enna, lui che ha già preso una condanna in passato al maxi-processo alla mafia ennese - perché fu accertato che prendeva una parte del pizzo che pagava un supermercato del capoluogo, gestito da un uomo proveniente dal Calatino - mentre, per il processo a carico di Siciliano, si tratta di una sede nuova. I processi si celebreranno entrambi dinanzi al Tribunale collegiale di Enna. Si sono aperti ieri, ma entreranno nel vivo solo in primavera inoltrata.

Francesco La Rocca, 76 anni, boss originario di San Michele di Ganzaria, è imputato per le richieste di pizzo che avrebbe messo in atto, assieme a un uomo della provincia di Enna - la cui posizione è stata stralciata - ai danni di un imprenditore che era al lavoro sulla strada che dalla cittadina aidonese porta alla stazione di Raddusa.

Il boss di Mazzarino Siciliano, 51 anni, invece è alla sbarra, da solo, per aver portato, in concorso con alcuni mafiosi di Gela - tra cui due attuali collaboratori di giustizia, come Massimo Billizzi e Francesco Sarchiello, le cui posizioni, ovviamente, sono state stralciate - varie armi tra le province di Enna e Caltanissetta, precisamente tra Pietraperzia, Mazzarino e Gela, nel 1998.

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