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Mafia, carcere duro per l'ennese Seminara: chiesta la revoca

Salvatore SEMINARA

ENNA. Polizia e carabinieri a Enna lo arrestarono, nel 2009, perché ritenuto il capo provinciale di Cosa Nostra. E nel frattempo, dopo la sua clamorosa scarcerazione per decorrenza dei termini, risalente a luglio del 2013 – quando in ventiquattro ore passò dal 41 bis, il regime carcerario più duro d’Europa, alla totale libertà – l’anno scorso è stato nuovamente arrestato dal Ros di Catania, che lo ritengono invischiato in alcune storie di mafia dell’entroterra etneo, dove è accusato pure di un duplice omicidio. Adesso il Ministro della Giustizia ha imposto nuovamente il “carcere duro” a Salvatore Seminara, anziano imprenditore agricolo residente a Mirabella Imbaccari, al confine con Piazza Armerina.

L’avvocato Francesco Azzolina, difensore di “zio Turiddu”, come viene chiamato l’anziano nelle intercettazioni da alcuni presunti affiliati a Cosa Nostra, adesso chiede al Tribunale di Sorveglianza di Roma la revoca del provvedimento.

Seminara è ritenuto un “pezzo da Novanta” dell’organizzazione criminale catanese. Quando finì in manette nell’operazione Kronos, diretta dalla Dda di Catania, emerse il ritratto di un personaggio che aveva mutato pure la sua originaria condotta – nel 2009, dalle carte dell’inchiesta Old One, emerse un uomo dedito al lavoro nei campi e, comunque, un soggetto molto riservato e restìo a sbilanciarsi troppo – partecipando pure a due summit di mafia svoltisi in Terra catanese.

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