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Scandalo Expo, 40enne di Pietraperzia accusato anche di bancarotta

PIETRAPERZIA. Si aggrava la posizione di Liborio Pace, il quarantenne pietrino trasferitosi in Lombardia e coinvolto nell’inchiesta su mafia e appalti e sulle infiltrazioni di Cosa Nostra nella Fiera di Milano.

I Pm della Dda milanese chiedono di modificare una delle imputazioni a carico di Pace, contestandogli, oltre all’associazione a delinquere finalizzata al compimento di reati tributari, appropriazione indebita e riciclaggio, con l’aggravante di aver favorito Cosa Nostra, anche un’ipotesi di bancarotta fraudolenta.

Lo ha chiesto il pubblico ministero, che ha prodotto una documentazione contabile e la modifica dell’originario capo d’imputazione, meno grave, di appropriazione indebita – la modifica sarebbe stata proposta perché la società a cui sarebbe stato sottratto del denaro nel frattempo è fallita – adesso potrebbe portare anche a una richiesta di giudizio alternativo per Pace, che è difeso dall’avvocato Antonio Impellizzeri. Ma lo si comprenderà solo nel corso della prossima udienza. Il processo, che si è aperto il 15 novembre scorso, è già passato attraverso la celebrazione di ben undici udienze, dinanzi al Tribunale di Milano, in composizione collegiale. L’inchiesta, per cui è stato chiesto il giudizio immediato complessivamente a carico di nove persone, è stata coordinata dai Pm Ilda Boccassini, Paolo Storari e Sara Ombra. Pace è l’unico “ennese” coinvolto.

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