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Spari contro un centro che ospita migranti a Pietraperzia

PIETRAPERZIA. Dormivano quattro ragazzi del Bangladesh appena maggiorenni ospiti di un centro di accoglienza dell’associazione Don Bosco 2000 nell’Ennese quando alcuni colpi d’arma da fuoco hanno infranto la finestra della loro stanza. Solo per questo nessuno è rimasto ferito, o peggio; i proiettili si sono conficcati nella porta, a testimoniare un gesto inspiegabile, probabilmente di odio gratuito, 'in linea - ha commentato poi il presidente dell’associazione - con le polemiche che infiammano l’Italià.

I ragazzi sono ospiti da appena quattro giorni, con altri 16 coetanei, di un centro d’accoglienza per immigrati a Pietraperzia, settemila abitanti (meno della metà rispetto a 50 anni fa, quando da qui si cominciò a emigrare) e cinquemila anni di storia documentati da numerosi siti preistorici. Giunti da poco, stavano appena ambientandosi senza che alcun episodio potesse far prevedere quel che, invece, è accaduto.  «Abbiamo avuto un’accoglienza eccezionale - dice Agostino Sella, presidente dell’associazione Don Bosco 2000 che gestisce il centro -. I giovani hanno incontrato il sindaco, che li ha portati in giro per la città. Abbiamo anche incontrato altre associazioni, con le quali stiamo collaborando, per programmare attività di integrazione». Il presidente racconta che l’idea di aprire un nuovo centro d’accoglienza, il primo nella cittadina che negli anni caldi della guerra di mafia ha avuto un ruolo da protagonista, è nata lo scorso marzo. «In un solo giorno sono sbarcati 4 mila migranti - dice Sella - Così il vescovo ci ha chiamati per cogliere la nostra disponibilità a gestire la struttura che ci ha offerto. Ci è sembrata una buona idea quella di portare i ragazzi qui e tentare una vera integrazione».

Ma nonostante le buone intenzioni, in paese si è aperto un dibattito «in linea - dice Sella - con le polemiche che infiammano l’Italia. Ci sono state frange di dissenso, ma certo non pensavamo che si potesse arrivare a tanto».  Quanto accaduto preoccupa gli abitanti del paese a economia agricola guidato da un giovanissimo sindaco del M5S, Antonio Bevilacqua, vittima di un attentato intimidatorio nell’aprile 2016, quando qualcuno diede fuoco al portone di casa sua.

«Fortunatamente nessun ragazzo è stato colpito - dice ancora Sella - ma i migranti sono tramortiti e spaventati, così come i nostri operatori. Questo gesto violento e intimidatorio ci lascia senza parole ed è probabilmente frutto del clima generato da chi usa il tema della migrazione come terreno di scontro politico. Eppure a Pietraperzia stiamo lavorando in accordo con molte associazioni e comunità locali, con le parrocchie e tanta gente comune con cui abbiamo creato un dialogo costruttivo. Nei giorni scorsi tantissimi cittadini sono venuti a dare solidarietà e aiuto ai ragazzi, mettendosi a disposizione volontariamente per aiutarci nelle attività di integrazione. Noi continuiamo nella nostra opera di accoglienza, sicuri che alla fine il bene avrà la meglio sul male».  Le indagini, coordinate dal pm di Enna Domenico Cattano, sono condotte dalla squadra mobile e dai carabinieri

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