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«Telecamere in 34 siti sensibili»

Il progetto, d’intesa tra Comune e polizia, ha ottenuto anche il parere favorevole della Prefettura di Catania. Si attende il finanziamento

ENNA. Un gigantesco occhio di Orwell potrebbe sovrastare la città di Enna. La privacy della gente, assicurano gli addetti ai lavori, sarà garantita attraverso la cancellazione delle immagini dopo qualche giorno, ma i video – è questa la ratio del provvedimento – potranno essere usati dalla Questura per combattere la criminalità. Il capoluogo ha messo tutto nero su bianco in un protocollo d’intesa siglato con la polizia; ed è uno dei pochi paesi della provincia i cui Comuni hanno presentato richieste di finanziamento al ministero dell’Interno, per cifre che oscillano dai 300 mila a 350 mila euro, al fine di realizzare sistemi di videosorveglianza in varie zone del centro. Per il momento, però, quel che è certo è il superamento dell’iter per Enna, il cui progetto per l’installazione di 34 videocamere nei siti sensibili è passato prima dal vaglio del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica e poi, di recente, dall’ulteriore esame della Prefettura di Catania, capofila del progetto di sicurezza. Il progetto adesso è a Roma per il finanziamento. Si sa pure di altri comuni che avrebbero avanzato richiesta e sono già in fase avanzata. Sta di fatto che il sindaco di Enna Paolo Garofalo è stato tra i primi a stipulare un protocollo d’intesa con la Questura. Il Comune si è impegnato a mettere a disposizione della polizia tutte le immagini delle videocamere che serviranno a prevenire il crimine, nei siti già individuati. Nella delibera di giunta, si reputa la videosorveglianza “un'opportunità per la nostra città, che non bisogna perdere”. «A tal proposito – si legge in delibera – si è predisposto un apposito progetto volto a garantire la videosorveglianza dei luoghi più frequentati dai bambini e dai ragazzi, categorie più esposte ai rischi di fenomeni criminali quali bullismo, baby gang e pedofilia, e quindi nei pressi delle scuole elementari, medie, istituti superiori, aree giochi attrezzate, strutture sportive e centro tutela minori»”. La Questura, dal canto suo, nel protocollo d’intesa siglato alcuni mesi fa, si è impegnata a “utilizzare le immagini solo ai fini della prevenzione e repressione degli eventuali crimini”. «Le immagini – si sottolinea nel protocollo d’intesa – verranno utilizzate esclusivamente nell’ambito delle indagini, escludendo fin da ora qualsiasi altro utilizzo e che le stesse verranno cancellate entro i termini previsti dalla legge». La privacy, insomma, sarà salva, eccetto quella dei delinquenti. L’elenco dei siti da vigilare nel capoluogo tramite videosorveglianza comprende il centro Peppino Impastato per la tutela dei minori, un bene confiscato alla criminalità a Enna bassa. E tutte le scuole: la Fundrisi, le scuole elementari di Pergusa, Sant’Onofrio, Santa Chiara, De Amicis, Francesco Paolo Neglia, le scuole medie Garibaldi, Savarese e Pascoli, l’Istituto d’Arte, l’ex Magistrale Alighieri, il liceo Scientifico Farinato, l’Istituto Tecnico Duca D’Aosta, l’Istituto Professionale Federico II, il liceo Classico Colajanni, l’Istituto Tecnico per Geometri, il Liceo Linguistico Lincoln. I motivi della vigilanza sono i più disparati, dalla De Amicis, posta “sulla strada che permette di uscire agevolmente dalla città”; alla Pascoli, in un “edificio di pregevole valore storico, dove si danno appuntamento i giovani”. Aree giochi da vigilare sono poi in via della Rinascita, in via Cavalieri di Vittorio Veneto, al Santuario di Papardura, al Belvedere Marconi, a Villa Farina, al Villaggio di Pergusa, in piazza della Legalità. Infine le strutture sportive da tenere sott’occhio sono il Campo di atletica leggera in via dello Sport; i campi di tennis a Villa Farina; il campo «Don Bosco» a due passi dal cimitero; i campi di tennis a Pergusa; il campo di calcio a Pergusa; il campo di calcetto di via Toscana; la palestra polisportiva di via Unità d’Italia; la piscina comunale coperta di via dello Sport; e la piscina comunale di Pergusa.

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