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Nicosia, volantino contro la prof ingiusta: padre di alunno a giudizio

Il presunto comportamento iniquo durante prova che ha pregiudicato il voto finale. Marito e moglie avrebbero agito in concorso offendendo la reputazione dell'insegnante

NICOSIA. Distribuisce, come fosse un volantino, la lettera che il figlio quattordicenne, amareggiato dal risultato negativo dei propri esami di terza media, scrive ad una delle sue professoresse apostrofandola di essere stata «parziale» e definendola «cattiva», e per questo Vito Gagliano, professore di diritto, difeso dall'avvocato Silvio Vignera, finisce sotto processo per avere diffamato G.P., la professoressa che al processo si è costituita parte civile con l'avvocato Davide Saraniti.

La storia emerge adesso, grazie al processo che si è incardinato giovedì dinanzi al Tribunale di Nicosia in composizione monocratica, ma degli stessi fatti si sono occupati altri due procedimenti analoghi, già conclusi. Un primo processo ha riguardato il ragazzo, prosciolto presso il Tribunale per i minorenni di Caltanissetta, mentre un secondo procedimento vedeva imputata, in abbreviato, Antonella Scillia, moglie di Gagliano che, nei giorni scorsi, è stata assolta dal Tribunale di Nicosia.

Sulla base della ricostruzione dei fatti per la Procura di Nicosia marito e moglie avrebbero agito in concorso offendendo la reputazione della professoressa, che insegna alla Mattei, e l'avrebbero fatto distribuendo volantini con «frasi diffamatorie riconducibili a rancore personale che segnatamente attribuivano alla predetta: scarsa professionalità, inadeguato livello culturale, inidoneità a valutare il voto del profitto scolastico del loro figlio».

In più occasioni la professoressa, sia telefonicamente dalla madre del ragazzo, che per iscritto dal padre, sarebbe stata accusata di aver tenuto un comportamento iniquo e di avere abusato della propria posizione di insegnante per infierire contro il ragazzo, da sempre bravo a scuola ma che all'esame di terza media non aveva confermato il proprio profitto scolastico.

I fatti risalgono al 2010, quando la professoressa viene accusata di aver consentito a tutta la classe di collaborare, nel corso della prova Invalsi, la cosiddetta terza prova. Una collaborazione che sarebbe stata consentita a tutti tranne che al figlio di Gagliano.

E il ragazzo, che si rammarica perché proprio il risultato della terza prova ha pregiudicato il suo voto finale, scrive: «La sera prima di addormentarmi prego Gesù affinché non mi faccia incontrare persone cattive come la signorina P. Per lei provo una profonda pena e prego anche per Lei affinché un giorno possa diventare buona e invece di fare soffrire i ragazzi, come nel mio caso, li possa aiutare». Una lettera recapitata alla G.P. e distribuita in tutto il paese a luglio del 2010. Il processo che si è incardinato con l'ammissione delle prove istruttorie, non senza una fitta schermaglia procedurale da parte dei due legali che assistono le parti, tornerà in aula la prossima primavera quando cominceranno ad essere sentiti i testi del pm.

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