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Innocente rimase in carcere per 42 giorni Ministero condannato a risarcire i danni

Lara Paronuzzi, arrestata per rapina ai danni di un’anziana, fu vittima di un clamoroso scambio di persona

ENNA. Fu vittima assieme al suo fidanzato di un clamoroso scambio di persona. I due furono arrestati per rapina ai danni di un'anziana; ma poi la stessa donna, che li aveva riconosciuti in foto, quando li vide di presenza li scagionò senza indugi, dicendo: «Non sono loro». Il tutto si chiuse definitivamente dopo qualche settimana, quando la polizia catturò i veri rapinatori, protagonisti di altre rapine fra Enna e Caltanissetta. E adesso la Corte d'appello nissena, presieduta dal giudice Salvatore Cardinale, ha condannato il ministero dell'Economia a pagare un risarcimento danni per ingiusta detenzione a Lara Paronuzzi, 32 anni, che da innocente rimase per 42 giorni in carcere; così come il fidanzato, Angelo Bologna di 38 anni, il cui ricorso sarà giudicato a giorni. La Corte ha accolto il ricorso dell'avvocato Sinuhe Curcuraci, che ha ricordato come la ragazza si sia sempre professata innocente; e «non emerge alcun dato - scrivono i giudici della corte nissena - che consenta di ritenere che l'indaga abbia dato causa, in qualche modo, alla detenzione patita». Era stata una rapina brutale: in due, fingendosi tecnici comunali e simulando un controllo dello stabile, a fine dicembre erano entrati a casa di un'anziana, che vive da sola, l'avevano terrorizzata e poi, dopo averla immobilizzata, le avevano rubato oro e soldi in contanti. Dopo qualche settimana la polizia arrestò i veri colpevoli. La Paronuzzi era stata arrestata perché la vittima l'aveva riconosciuta da un album fotografico, dove erano immortalate altre cinque donne. Poi tutto è caduto all'incidente probatorio. Di fronte al gip Elisabetta Mazza, nella sala per le audizioni protette del terzo piano del "palazzaccio", l'anziana si è seduta e poi, appena il giudice ha dato il via, hanno fatto entrare nella stanza accanto tre uomini, poi tre donne. C'erano giovani investigatori e c'erano pure loro. L'anziana ha osservato a lungo, poi il "verdetto": non sono loro. La Paronuzzi, spiegò la donna, è molto più alta rispetto alla rapinatrice, che in comune con lei aveva solo il fisico longilineo. È stato lo stesso pm Francesco Rio, alla luce della deposizione dell'anziana, a chiedere e ottenere dal gip la scarcerazione. Inoltre i due avevano spiegato sin dall'inizio - e la difesa aveva anche fatto ricorso invano al tribunale del Riesame, dopo l'arresto - di non avere la macchina, che quindi non potevano essere stati loro. Ora il difensore attende l'esito dello stesso ricorso presentato per Bologna. «Dobbiamo ringraziare l'onestà della vittima, che ha disconosciuto gli indagati come autori del reato - commenta l'avvocato Curcuraci -. Questo ha consentito l'immediata scarcerazione dei miei clienti e, d'altro canto, l'arresto dei veri colpevoli». 

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