ENNA. Decisero di incrociare le braccia e scioperare, perché gli stipendi non arrivavano e c'erano problemi legati alla sicurezza sul lavoro.
E così quarantaquattro operatori ecologici dell'Ato rifiuti furono iscritti sul registro degli indagati della Procura per interruzione di pubblico servizio. Ora per loro, che avevano ricevuto degli avvisi di garanzia, è arrivata l'archiviazione: sono prosciolti. Lo ha deciso il procuratore di Enna Calogero Ferrotti, che aveva personalmente aperto un'inchiesta il 15 ottobre 2008.
Fu un autunno orribile per la città di Enna e per vari altri centri della provincia, letteralmente sommersi dai rifiuti per lo sciopero dei netturbini, che si astennero dal lavoro contro i ritardi e le incertezze nel pagamento degli stipendi, denunciando anche problemi di sicurezza sul lavoro.
Il fascicolo fu aperto dallo stesso procuratore Ferrotti «contro ignoti», istruito anche a seguito dell'esposto-denuncia che presentò l'allora sindaco di Enna Rino Agnello, fortemente preoccupato per i risvolti igienico-sanitari (ma non solo) della mancata raccolta dell'immondizia, che aveva reso Enna un caso quasi nazionale. Il capo della procura interrogò anche l'allora presidente dell'Ato rifiuti, come «persona informata sui fatti».
Per il resto, l'inchiesta fu delegata alla Digos, all'Ispettorato del lavoro e a un apposito ufficio dell'Ausl 4. La polizia ha interrogato invece i singoli operatori ecologici. E dagli interrogatori non sono emerse conferme all'ipotesi di reato iniziale. I netturbini, difesi dall'avvocato Piero Patti, si erano difesi anche depositando una nota con cui facevano presenti presunte inosservanze di norme di sicurezza.
Alcuni di loro hanno pure lamentato di non aver potuto fare i vaccini previsti dalla legge. Fu una situazione incredibile, che finì per danneggiare tutti: dagli operatori ecologici, che hanno vissuto nell'incertezza di ricevere lo stipendio in tempo, e, più in generale, nell'incertezza sul proprio futuro; alla stessa società dell'Ato rifiuti e ai altri cittadini di Enna, costretti a subire un disservizio pressoché continuo, all'epoca, che più volte li costrinse anche a rinunciare pure al mercato settimanale.
«Apprendiamo adesso questa notizia e lo facciamo con estrema soddisfazione - commenta, contattato telefonicamente, l'avvocato Patti -. Del resto l'innocenza dei nostri clienti era qualcosa in cui abbiamo sempre creduto, certi che la loro protesta fosse sacrosanta. Adesso valuteremo le azioni a tutela del buon nome di queste persone».
Stop alla raccolta: prosciolti 44 netturbini
Erano indagati per interruzione di servizio
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