NICOSIA. Era nell'aria ma adesso la notizia della chiusura del carcere cittadino è certa, sebbene ancora ufficiosa. Pare che il decreto sia alla firma e che quindi la notizia possa essere ufficializzata nei prossimi giorni. Sebbene ufficiosa la notizia, diffusa dalla Uil - Pa, lascia l'amaro in bocca perché arriva all'indomani del partecipato consiglio comunale del 18 marzo convocato in seduta straordinaria davanti al carcere cittadino proprio per protestare contro la paventata soppressione della casa circondariale.
"Certa è ferma è stata la convinzione di tutti, che il carcere va difeso - scrive Giuseppe Trapani per la Uil - Pa provinciale nel documento inviato ieri al Ministero, al Dap e al Provveditorato regionale - va difeso perché è una risorsa storica della cittadinanza , perché è funzionale, perché può vantare un'ottima gestione dei detenuti, va difeso perché la struttura permetterebbe un'efficace ristrutturazione per l'aumento dei posti disponibili e il miglioramento delle condizioni di vita generali, in attesa della nuova struttura penitenziaria".
Il consiglio comunale del 18 aveva deliberato l'impegno dell'amministrazione comunale a partecipare alla ristrutturazione del carcere, a sollecitare la costruzione di un nuovo Istituto penitenziario, il cui iter che aveva preso avvio circa 8 anni fa si è interrotto senza motivazioni. Era emersa anche la volontà di investire del problema le deputazioni locali a livello nazionale e regionale. Come si sa bene la città sta subendo, da oltre un anno, una serie di scippi e tra questi spiccano la soppressione del Tribunale cittadino che dal 13 settembre prossimo sarà accorpato a quello di Enna. Ha rischiato seriamente, e ancora non c'è una decisione definitiva, di perdere il punto nascita e adesso si aggiunge la soppressione, certa da ieri, della casa circondariale. In tutti i casi si tratta di scelte prese dall'alto senza alcuna interlocuzione con il territorio già mortificato dalla mancanza di infrastrutture, soprattutto viarie. A determinare le scelte dei tagli sono motivi economici legati alla spending review.
"Laddove vi sono delle carenze - continua Trapani, che da tempo ha intrapreso la battaglia contro la soppressione dell'istituto penitenziario cittadino - anziché potenziare e migliorare si pensa solo a sopprimere, macellando, di fatto, lo stato sociale esistente sulla base di un pseudo risparmio che, di fatto, si traduce in un disservizio al cittadino sia in termini di sicurezza, sia in termini di servizi sanitari, sia in termini di cultura e studio, sia in termini di perdita di diritti".