ENNA. Il 28 aprile 2011 una bimba morì all'ospedale Umberto I, mentre era ancora dentro il grembo materno, forse soffocata dal cordone ombelicale. Secondo la Procura, in quelle drammatiche fasi, i medici non avrebbero potuto fare niente per salvarla. Per questo il pm ha chiesto l'archiviazione dell'indagine che era stata aperta e che vedeva indagati due medici del nosocomio con l'accusa di omicidio colposo. Alla luce delle consulenze dei medici legali, il sostituto procuratore Marco Di Mauro è giunto alla conclusione che fu una terribile tragedia: nessun caso di malasanità. La piccola era figlia di una coppia di Piazza Armerina. I genitori presentarono un esposto ai carabinieri, chiedendo alla Procura di conoscere tutta la verità su quanto era accaduto. Al termine delle indagini preliminari dunque la magistratura requirente è giunta alla conclusione che la verità è solo una: non ci sono colpevoli. Per questo ha deciso di chiudere con un'archiviazione l'inchiesta. Ma ora la famiglia della piccola, assistita dall'avvocato Fabio La Licata - che ha partecipato con un suo consulente alle operazioni peritali dell'autopsia - si oppone all'archiviazione. Non è noto quale siano gli elementi alla base dell'atto di opposizione. Sta di fatto che il caso approderà il prossimo 17 ottobre di fronte a un giudice, chiamato a esprimersi sull'istanza di opposizione depositata dalla famiglia. I medici sono difesi dagli avvocati Giovanni Palermo, Patrizia Di Mattia e Giuliana Conte. La bimba, si diceva, perse la vita prima ancora di venire al mondo. E secondo i consulenti del pubblico ministero, la morte sarebbe dovuta a un'asfissia prenatale, provocata dal cordone ombelicale, che si sarebbe arrotolato attorno al collo della bimba. Il consulente medico legale ha depositato la sua relazione l'anno scorso a maggio. Per la perizia si è avvalso della consulenza di un ginecologo e di un anatomopatologo. Furono le conclusioni dei consulenti del pm - che si è basata sull'esame dei reperti istologici, della placenta e dei campioni prelevati, tuttora sotto sequestro - di fatto a scagionare i due medici. Non è stato chiarito se il tempo intercorso tra la morte della piccola e il giorno in cui fu eseguita l'autopsia abbia provocato particolari difficoltà ai consulenti: sono passati alcuni giorni da un momento all'altro. Dunque medici prosciolti dalla Procura, anche se ora la parola passerà a un giudice del tribunale di Enna, che potrebbe accogliere l'istanza della magistratura requirente e archiviare l'inchiesta; o, viceversa, rimettere tutto in discussione. L'iscrizione sul registro degli indagati dei medici, si ricorda, in questi casi è sostanzialmente un «atto dovuto». La mamma avrebbe sofferto di ipertensione, sarebbe stata sottoposta a ripetuti controlli e tracciati per monitorare le condizioni della piccola nei giorni che precedettero il parto. Tracciati che sarebbero stati tutti tranquillizzanti fino a quando non fu rilevato il battito e si decise di optare per un parto indotto. La piccola venne alla luce, nella notte tra il 27 e il 28 aprile, ma era già morta.