LEONFORTE. Il sangue di Violeta, che i carabinieri hanno scovato nella macchina del disoccupato leonfortese Giuseppe Chiavetta, ex fidanzato della giovane e suo presunto omicida, non sarebbe stato neppure lavato. Se dall'inchiesta venisse fuori che davvero Chiavetta, come sospettano i carabinieri, l'abbia uccisa e poi si sia liberato del corpo, allora l'indagato avrebbe commesso un errore imperdonabile: non aver lavato il sangue. È uno dei particolari che balza agli occhi, a vedere la relazione del Ris di Messina, che da qualche giorno è a disposizione delle parti: il raggruppamento di indagini scientifiche non fa cenno a detersivi. Nella Fiat Punto di colore amaranto di Chiavetta - che aveva affidato per la rottamazione a una ditta di autodemolizioni - mancavano due sedili, lo sportello destro, la moquette e il fondo era stato grossolanamente verniciato con una bomboletta spray di colore rosso. E se tutte queste modifiche fossero state finalizzate a far sparire le tracce, allora aver dimenticato un particolare come il lavaggio della macchina, sarebbe davvero un errore pacchiano, anche se va detto che i carabinieri, per individuare le tracce, hanno dovuto usare il luminol. Il mancato lavaggio è uno dei pochi dettagli trapelati dall'inchiesta. A giorni Chiavetta, difeso dagli avvocati Ones Benintende e Damiana La Delfa, dovrebbe essere chiamato dal procuratore Fabio Scavone e dal sostituto Fiammetta Modica a rendere interrogatorio, ma la svolta è di certo la relazione del Ris. A quanto pare sarebbero dieci gli "schizzi", le tracce di sangue analizzate. E sarebbero tutte compatibili con il dna di Violeta. Resta dunque l'interrogativo straziante di parenti e amici di Violeta: dov'è finito il corpo, se davvero la giovane è stata uccisa? Il sospetto degli inquirenti è che Chiavetta lo abbia fatto sparire o distrutto. Per giorni gli uomini dei capitani Luca Ciabocco e Michele Cannizzaro, diretti dal colonnello Baldassare Daidone, hanno passato al setaccio le zone rurali frequentate da Chiavetta, la casa e le pertinenze. Le pattuglie sono state anche al cimitero, dove ha lavorato Chiavetta - per collaborare con un'agenzia di onoranze funebri - e si temeva potesse aver occultato il cadavere dentro una tomba. Il sangue trovato, a ogni modo, non dimostrerebbe che Violeta sia stata uccisa dentro l'auto. L'assassino - Chiavetta o qualcun altro, se riuscisse a dimostrare che l'auto gli era stata rubata, dichiarazione a cui i carabinieri non sembrano dare troppa importanza - potrebbe aver trasportato il corpo sull'auto. Per questo sarà decisivo il nuovo interrogatorio di Chiavetta, quello in cui per la prima volta l'arrestato, in carcere a Nicosia con le accuse di omicidio e occultamento di cadavere, sarà chiamato a dare una spiegazione delle tracce ematiche trovate nella macchina. Tecnicamente, comunque, va sottolineato - anche se Chiavetta sinora ha sempre risposto alle domande - che da indagato avrebbe il diritto di non parlare.